Nella prima metà degli anni ’90 Avati inaugura un sodalizio breve ma significativo con il regista Fabrizio Laurenti. Questi, prima della collaborazione con il maestro bolognese, si era cimentato con il giallo dirigendo nel 1993 una serie televisiva Rai intitolata Tre passi nel delitto, in cui ogni episodio era tratto dai romanzi dello scrittore anch’egli bolognese (ma di adozione) Gianni Materazzo.
L’anno dopo, Laurenti dirige il film La stanza accanto, sceneggiato dallo stesso regista con Pupi Avati, sulla base di un soggetto di quest’ultimo con Luigi Sardiello e Fabio Clemente.
Stati Uniti, 1940: mentre in Europa infuria la II Guerra Mondiale, l’avvocato Martin Yakobowsky si offre volontario come rappresentante del suo studio legale per recarsi in una remota comunità di provincia a patrocinare il buon diritto a un’eredità di un gruppo di esuli polacchi fuggiti dalle persecuzioni dei nazisti. Il paese è lo stesso in cui Martin trascorse l’adolescenza, cresciuto dallo zio August, che lo allontanò da lì 15 anni prima dopo una tragedia che coinvolse il ragazzo. Qualcuno massacrò Kate Lipinski, la ragazza di cui era innamorato Martin, e due fratelli suoi amanti. Per questa carneficina, fu condannato e giustiziato Ted, un minorato mentale, ma in paese si sussurra che Martin non fosse estraneo agli omicidi. O forse l’ostilità della popolazione è solo la manifestazione del risentimento verso l’avvocato venuto dalla città per garantire agli esuli il rispetto delle volontà di un loro benefattore. Nella memoria frastornata di Martin affiorano ricordi sempre meno nebulosi: cosa accadde davvero quella domenica pomeriggio di 15 anni prima nel mattatoio dello zio August, e nella stanza accanto alla sua, nell’albergo dove ha preso alloggio? Scoprirlo sarà doloroso e fatale.
Una ragazza ammazzata insieme ai suoi due amanti, rappresentanti di biancheria intima. Di più: la povera giovane è stata letteralmente squartata. Solo folle violenza o il lucido piano per trafugare un segreto imbarazzante? Eccellente esempio di thrilling ad altissima tensione, La stanza accanto è un congegno a orologeria senza difetti, un mosaico di sequenze di grande impatto: un feto rinchiuso in un barattolo pieno di formalina, la madre di Ted che ricorda lucidamente i momenti in cui il figlio fu giustiziato alle sei di mattina, un punteruolo brandito per uccidere e mazzi di fiori inviati alla ragazza amata, in un contrasto brusco ed efficace; i terribili ricordi evocati dal sopralluogo in un mattatoio, i suoni della campagna arrostita da un’estate torrida, volti e gesti di una piccola comunità , dura, gretta e arida come la terra che coltiva. Una regione che pare confinare con la pianura padana di una decina d’anni posteriore in cui era stata ambientato La casa dalle finestre che ridono, di cui mutua l’atmosfera intrisa di una timorosa omertà . L’avvocato Martin Yakobowsky, dalla mente tuttora tormentata dai ricordi di 15 anni prima, costringe se stesso ad accostare l’occhio alla fessura che permette di spiare la stanza accanto e, finalmente, scopre il movente del triplice delitto commesso una domenica pomeriggio: un trauma avvolto in un altro trauma, come un mistero nascosto in un enigma.
Pupi Avati. Fra la Via Emilia e il Midwest -continua…