Riproponiamo l’intervista a Petros Markaris apparsa sul numero 2 di MilanoNera in occasione della sua partecipazione al Festival del Racconto di Varese il 14 ottobre 2008 ore 21.00 a Villa Recalcati, Piazza Libertà 1.
Petros Markaris, intervenuto a “Tutti i colori del giallo” di Massagno (CH), oltre che scrittore è autore teatrale e sceneggiatore cinematografico. Ha vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 1998 con “L’eternità e un giorno”, di Theo Anghelopulos.
Parla correntemente greco, turco, tedesco, francese e inglese (in cui è stata realizzata l’intervista).
In giugno è uscita una raccolta di racconti noir, “I labirinti di Atene” per Bompiani. Storie di emigranti arrivati ad Atene per lavorare nei cantieri per le Olimpiadi del 2004. Non vengono rappresentati come vittime, ma come persone che vogliono vivere una vita normale. Il commissario Charitos è presente nel primo racconto, più lungo degli altri, e nell’ultimo.
Il libro era uscito in Grecia nel 2005, in seguito in Germania con il titolo di “Balkan Blues” e in Spagna lo scorso anno.
Finora sono stati tradotti in italiano Ultime della notte, Difesa a zona, Si è suicidato il Che e La lunga estate calda del commissario Charitos, tutti pubblicati da Bompiani.
Lei è diventato famoso per aver creato il personaggio di Kostas Charitos, della moglie Adriana e della figlia Caterina. A chi si è ispirato?
Kostas Charitos si è presentato a me tra il 1991 e il 1993 in un periodo in cui avevo scritto la sceneggiatura per una serie poliziesca TV, Anatomia per un delitto. In 3 anni avevo scritto le sceneggiature di 65 puntate e non ne potevo più. Volevo smettere e la produzione mi aveva guardato come un pazzo. Ho continuato ancora per qualche puntata e mentre scrivevo queste ultime sceneggiature, si era presentata davanti a me una normale famiglia ateniese piccolo borghese composta da tre persone, padre, madre e figlio. La prima reazione è stata “dovete sparire, perché la letteratura, la TV e il teatro sono già pieni di piccolo borghesi, e io me ne sono già occupato abbastanza nella serie TV”. Ma il marito era cocciuto e non se ne andava. Dopo un mese ho pensato “deve essere un dentista o un poliziotto”. Come autore, non avrei potuto scrivere molto su un dentista, così ho deciso che doveva essere un poliziotto, ho trovato il nome a lui e alla moglie e ho deciso che il figlio doveva essere una figlia, Caterina. La moglie assomiglia tanto a mia madre, se n’è accorta mia sorella, anche lei cucinava i pomodori al forno e ci tormentava quando eravamo piccoli come fa Adriana con il marito. Caterina assomiglia molto a mia figlia Josephine.
Kostas Charitos non mi assomiglia, di mio ha le barzellette che racconta e il fatto che legge i dizionari perché io sono anche traduttore e amo i dizionari. Kostas lo aveva ricevuto in dono dalla sua madrina.
Come è diventato scrittore, dopo aver studiato economia?
Nella vita non si sa mai se si diventa scrittori o no. Quando studiavo economia gli unici scrittori professionisti erano gli inglesi.
E’ difficile vivere di scrittura in Grecia?
Non è molto comune ma io ci riesco. Lavoro anche come scenografo. Traduco dal tedesco in greco, nel 2003 ho finito di tradurre il Faust di Goethe in greco, ho impiegato 5 anni a tradurlo, dal 1998 al 2003. Da allora non ho tradotto altro.
Ha frequentato una scuola di scrittura?
No, non ne ho mai frequentate.
Che metodo usa per scrivere?
Non seguo un piano preciso, ho una trama in testa e comincio a scrivere sulla base di questa trama.
Scrivo un capitolo dietro l’altro. Tutte le mattine prima di iniziare a scrivere bevo un caffè con Charitos e gli chiedo “perché vuoi andare proprio in quel posto lì, perché vuoi interrogare proprio quella persona?” Quando ho scritto “Difesa a zona” ho scoperto chi era l’omicida a 2/3 del romanzo, non volevo che andasse a finire così. Ma dato che le ricerche le faceva Charitos non potevo farci niente.
In quante lingue sono stati tradotti i suoi libri?
In 16 lingue, tra le quali italiano, tedesco, portoghese, turco.
Che tipo di lettore è Petros Markaris? Legge libri di autori italiani?
Leggo molto, ne sono molto orgoglioso perché anche se sono scrittore leggo da 2 a 4 ore al giorno. Detesto la TV. Tra gli autori italiani leggo Massimo Carlotto, Andrea Camilleri, Leonardo Sciascia.
Leggo anche autori spagnoli e tedeschi.
Quali sono gli autori italiani più popolari in Grecia?
Andrea Camilleri è il più popolare, è famoso anche Massimo Carlotto, sono stati pubblicati 2 suoi libri e sta uscendo il terzo.
Come è considerata la letteratura gialla in Grecia?
Per decenni la letteratura gialla in Grecia è stata completamente trascurata. Gli autori di rispetto non avrebbero mai scritto un romanzo giallo. Nemmeno gli autori di sinistra si sono mai misurati con il giallo. Dopo che è stato pubblicato il mio primo romanzo, in Grecia molti si sono chiesti come mai uno che aveva tradotto Brecht scrivesse un giallo. Non sapevano che a Brecht piacevano molto i gialli. Solo dopo la fiera del libro di Francoforte del 2001, in cui la Grecia era stata Paese ospite, i greci, vedendo le mie foto e i miei libri allo stand, hanno pensato che se avevo avuto successo all’estero dovevano leggere i miei libri.
Come ha vissuto gli anni 70 e la dittatura dei Colonnelli?
Quando ci fu il colpo di Stato ero tornato in Grecia da 2 anni. Se lo avessi saputo non sarei tornato. Ho visto la gente infelice e come scrittore ho sentito il dovere di rimanere per cercare di fare qualcosa per aiutare. Non ho fatto politica, ho iniziato a tradurre in greco Bertold Brecht. A quel tempo era molto rischioso, tuttavia i Colonnelli non furono molto severi con me come lo furono con la musica, il cinema e il teatro. Stranamente non si accanirono con la poesia e la letteratura.
Quale considera la sua patria?
Costantinopoli è la mia città natale, lì sono nato e vissuto fino al 1960. Facevo parte della minoranza etnica greca. La mia formazione culturale è avvenuta in Austria, culturalmente mi considero di impronta tedesca.
Vivo ad Atene dal 1972, quando ho deciso di voler scrivere in greco, la lingua di mia madre. Amo questa città ma quando parlo con gli amici uso l’espressione “voi greci” perché mi sento straniero per alcuni aspetti. Sono cittadino greco, uno scrittore greco ma la mia mentalità non è greca. La Grecia è la mia patria linguistica, per il resto mi sento cittadino del mondo.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Continuare a scrivere.
La più bella soddisfazione della sua vita?
Mia figlia Josephine.