Un romanzo sincopato: come un blues. Una ballata drammatica sulla dissipazione della vita, con speziati colpi di scena. Storia gialla di una gioventù frustrata dall’ eccesso e smodatamente desiderata, e di una società corrotta dalla persecuzione maniacale di denaro. Con Ombre sull’ Ofanto, questa è l’ analisi che Raffaele Nigro sta compiendo attraverso romanzi, racconti, saggi e reportages, e che augura con la lettura di questo libro.
Analizza la trasformazione della società meridionale nei secoli, inquadra un tema attualissimo: la violenza efferata e malavitosa, nel Sud dell’ Italia. Infatti le vicende di Ombre sull’ Ofanto, si svolgono tra Puglia, Basilicata, Campania e Calabria. Hanno per epicentro il borgo più bello d’ Italia, Venosa, Bari, Napoli e i protagonisti principali sono: Arminio (figlio di un impresario di pompe funebri), Veronica e il Vicciere (il boss che ha trasformato il suo covo in un museo del ladrocinio).
Benchè inserito in una società che ingrassa nella cultura della morte, Arminio, segue ancora la trepida illusione e il disincanto che la cultura formi i sentimenti; poi, il rito di passaggio alla maggiore età , assume, per lui, aspetti illegali. Cedendo al fascino della trasgressione, in una terra che sta diventando un cruento Far West, arriva a legittimare la spietatezza. In un mondo in cui si vive e si muore di pubblicità , Arminio rinuncia all’ etica del lavoro per la nevrosi subdola del profitto e si imbarca in una festa mobile di sesso, calcio, concerti rock, fiere campionarie, luna park e droga, dove non c’è né carità né speranza, e dove si disotterra soltanto (ma per paura, non per rimorso), una spaesata pietà .