Alzi la mano chi non ha mai provato la seguente terribile sensazione: si conosce il valore indiscusso di un autore, serve riassortire alcuni titoli incautamente regalati ad amici in passato (norma generale: mai più privarsi dei propri libri. Meglio regalare lo stesso titolo, se reperibile, comprato al momento in libreria. Prestare nemmeno per sogno.), si fa un tentativo su IBS…”nessun titolo trovato”. Unilibro, quasi idem, un solo titolo. Si approfondisce la ricerca e salta fuori che da anni ciò che si cerca è esaurito e mai più ristampato. Il pretesto per questo sfogo indignato è l’infruttuosa ricerca di opere di Auguste Le Breton, uno dei padri del giallo e del noir francese tra la seconda metà degli anni ’40 e gli anni ’60. Per intenderci è il creatore della serie Rifì, pubblicata in patria dalla storica serie nera di Gallimard. Suo anche Il Clan dei Marsigliesi. Se capitasse di trovare qualcosa presso i remainders, su eBay e/o bancarelle non si indugi. Le Breton ha saputo descrivere una malavita “eroica” con una sapienza unica anche perché scriveva di questioni fortemente autobiografiche: infanzia e adolescenza tra orfanotrofio e riformatorio, successivo perfezionamento tra i malavitosi del Marais. Sapeva bene di cosa stesse parlando. Poco più di una decina di titoli usciti in Italia per Garzanti – soprattutto la serie RIFIFI – su moltissimi altri, purtroppo inediti da noi. Tutti di ottimo livello per plot narrativo così come dal punto di vista della prosa asciutta e piacevolmente hard boiled alla francese. A questo punto la domanda che sorge spontanea riguarda il perché questo, come altri maestri, campioni di incassi ai loro tempi, siano scivolati nell’oblio senza che nessuno ne senta la mancanza nonostante la fortuna di cui gode attualmente il genere. Ricordo che parole come rifì o grisbì, mutuate dal gergo della mala francese e divulgato da Le Breton e colleghi, entravano senza bisogno di traduzione negli articoli di cronaca nera dei nostri quotidiani. Quello che vale per Le Breton potrebbe essere esteso a decine e decine di autori per i quali varrebbe la pena di una segnalazione a “Chi l’ha visto”. Cercare libri di Noël Calef e Ross MacDonald nelle librerie o sul web corre il rischio di essere operazione mortificante soprattutto quando si è consapevoli del valore assoluto degli stessi. Mi piacerebbe che in questo “covo” di inguaribili appassionati si trovasse uno spazio, anche un sottoscala, per aprire uno sportello Oggetti Smarriti nel quale depositare una schedatura di quanto si ritenga dover sottrarre all’oblio. Sarebbe fantastico se qualcuno, mosso a compassione, o folgorato sulla via di Damasco, ne disponesse la riedizione. Ma, allo stesso modo, sarà opera encomiabile ricordare quelli ancora reperibili ma sepolti sotto metri cubi di tracurabili fogli rilegati. Se esiste una sempre più consistente schiera di pubblicazioni per cui ci si debba fare paladini per la salvaguardia della foresta amazzonica ne esiste un’altra, ugualmente in aumento, per la quale si debba invocare il giusto rilievo.
Oggetti smarriti
gino delledonne