Terzo appuntamento con Alessandro Bongiorni e il suo ” Niente è mai acqua passata” – edito da Frassinelli.
Questa settimana qualche riflessione sui personaggi e il terzo video girato dall’autore nei luoghi del libro.
Partiamo dai maestri. Una storia noir, ci spiegava Raymond Chandler, “deve essere realistica in fatto di personaggi, atmosfera e ambientazioni. Deve parlare di gente vera in un mondo vero.”
Ecco, quando un giovane autore come Bongiorni, alla prova del suo secondo, importante romanzo, soddisfa tanto le speranze suscitate dalla prima opera quanto le regole dettate da chi il genere lo ha inventato, il gioco è fatto e la scommessa, su questo nuovo nome del giallo italiano, vinta.
Perché, se il ritmo e l’atmosfera di “Niente è mai acqua passata” ricordano da vicino le migliori crime novels d’oltreoceano (qualcuno ha detto Don Winslow?), la “gente” che popola la seconda avventura di Rudi Carrera, non si limita ad essere vera, verissima, ma decide di sporsi dai bordi delle pagine, afferrare le braccia del fortunato lettore e trascinarlo di forza in un viaggio ininterrotto tra pericolosi marciapiedi milanesi, cascinali abbandonati, vite private mandate in frantumi ed il fumoso ufficio di un vice commissario che quasi sicuramente sorprenderete a bere scotch whisky.
Ed è così che, ancor prima di poter parlare con questo sbirro tormentato dall’emicrania, dobbiamo fare i conti con la sua compare, collega e amica, Esposito. Risoluta e tormentata da un privato insoddisfacente, pronta a contraddire le ipotesi investigative di Carrera, così come a farsi complice delle più rischiose violazioni del regolamento, la poliziotta dimostrerà di saper distinguere la vita dal lavoro, senza per questo risparmiarsi mai, in una spirale di cinismo che sembrerà poter non trovar soluzione, se non quella di contare sui propri affetti e sulle proprie certezze. Certezza è invece una parola ormai sconosciuta a Beppe Modica, l’uomo dall’aria stanca, quello che vedete seduto in macchina nel buio dei viali meneghini, intento ad armeggiare con fogli e foglietti, appunti di una vita che gira a vuoto. Niente ha del resto più senso se, ormai da anni, tua figlia è sparita nel nulla, così, in una sera di festa, lasciando dietro di sé un silenzio senza tracce e un padre con l’ossessione insensata di ritrovarla, costi quel che costi, anche sacrificando la propria intera esistenza. Un meccanico scavare, per l’Europa e nel proprio animo, prosciugando il pozzo delle illusioni, almeno fino all’incontro con quello sbirro, quello che passa di continuo dai titoli in prima pagina ai trafiletti nella cronaca, quello rude, sbrigativo ma testardo, disposto a giocarsi tutto per lo sguardo disperato di una giovane prostituta sconosciuta. Rudi Carrera, l’ennesimo, letterario, sbirro tormentato, beone ma geniale? No, per niente. Piuttosto l’incarnazione di un non-vincente, istintivo ma efficace poliziotto, stritolato dalle ambizioni di colleghi e superiori, ma soprattutto immerso nella melma quotidiana del nuovo crimine metropolitano. Una palude morale, dove il male resta a galla e ti si appiccica ai vestiti buoni. Dove ragazze minorenni si ritrovano schiavizzate. Dove anche un buono come Carrera deve scoprirsi violento, spicciolo e vendicativo, lasciando liberi i propri demoni di guidarlo nella difesa di ciò che più ama. Come la sua Monica, dolce compagna di un’esistenza a metà, porto sicuro delle speranze di una vita tranquilla, familiare, lontana da un male che non rinuncia a bussare alla porta, sempre più violentemente, dopo aver percorso le strade livide della Milano di oggi. Ed è proprio la città, come ogni buon noir che si rispetti, ad offrirci il resto del coro dei personaggi – altrettanto vivi, sanguigni e scalpitanti – fino a farsi personaggio lei stessa. Una Milano grigia, spietata ed immorale, che rifiuta le prediche e non conosce l’innocenza, lanciata com’è contro il senso del pudore. Una Milano attraversata da insospettabili professionisti collusi, da faccendieri cocainomani e manovali del crimine più efferato, tutti al servizio di un boss sfuggente, senza volto, più vicino di quanto Carrera vorrebbe.
Una Milano però che sa ancora regalare scampoli di una bellezza insolita, romana ed antica. Scampoli dello splendore che fu, come i ricordi della prima vita di Raimondo, confidente senza tetto di Carrera, custode di un sapere di strada cui lo sbirro spesso affida i propri dubbi, tra una Marlboro e l’altra. Un punto di riferimento, almeno fino a quando lo sentirete russare e lo vedrete là, sdraiato come sempre sul sagrato di piazza San Sepolcro, a cullare un pacchetto gentilmente offerto dal vice commissario.
Un viaggio nero e corale, dunque. Un viaggio i cui compagni sembrano esistere sul serio, come la violenza e la disperazione della società che Bongiorni dipinge. Un’immersione totale in un universo sentimentale e perverso, a fianco di uomini e donne che vivono,soffrono e sanguinano. Una storia che parla “di gente vera in un mondo vero”, insomma. Sentendo il puzzo di fumo e di J&B uscire dalle pagine, Chandler sarebbe contento. E noi con lui.
Guarda il video
Niente è mai acqua passata. Milano – Piazza San Sepolcro
https://www.youtube.com/watch?v=9yi3vfYc0pw&feature=youtu.be