Mistero siciliano – Per la tomba di Archimede si può anche uccidere
La costa siracusana si trasforma in questo thriller in splendente cornice di Villa Nirvana, un pericoloso e orrendo covo travestito da resort di extralusso dove vige impunemente lo schiavistico traffico di bellissime donne, gestito da una mente criminale che gode della sponsorizzazione, dell’accordo e dell’appoggio delle Famiglie mafiose del Mandamento Sicilia sud orientale. Un covo, badate, molto discreto dotato delle più sofisticate attrezzature e protetto da guardie armate e da imponenti e pericolosamente mortali sistemi di sicurezza. Un covo/resort che offre a carissimo prezzo, a una ristrettissima e selezionata clientela miliardaria, orgiastiche ed estreme voluttà con escort bellissime abbigliate solo con luccicante biancheria, vedi perizoma in oro, oro sissignori, oro zecchino 22 carati non si fa per dire attenti, non certo quella frivola robetta dorata pubblicizzata da Amazon. Un covo in cui domina la misteriosa figura del vero protagonista nero di questo thriller, noto anche per le sue passate malefatte con il nome di battaglia: Morfeo. Morfeo: un indiavolato mix tra il più classico cattivo alla James Bond, uno sfegatato culturista, narcisista, con la passione della macchine di lusso e i gadget spettacolari dell’eroe (persino un sottomarino), una sadica puntina alla Diabolik e superbe capacità scenografiche alla Fantomas (diciamo unico neo, ma che la narrazione supera con disinvoltura, l’eccezionale e poco occultabile statura). A fargli ala un branco di belve, un esercito di biechi, crudeli e esecrabili torturatori/esecutori così perversi da non far rimpiangere le peggiori aberrazioni tanto di moda nei passati secoli. Ma torniamo al romanzo. Un romanzo che definiremmo subito corale e suggerimento al lettore e punto primo: mettersi subito di impegno per districarsi nella notevole serie di personaggi che hanno i loro diversi compiti nel bene e nel male e, se si sta poco attenti, si potrebbe far fatica a inquadrare e seguire. Ma secondo e importantissimo punto fermo da chiarire: siamo in Sicilia e la trama spazia tra Siracusa e dintorni. Insomma, tanto per dire, proprio in quella parte dell’isola troppo spesso piagata dalla speculazione edilizia, poco lontano dalla necropoli di Grotticelle densa di reperti archeologici tra cui l’architrave romana che annuncia quella che viene chiamata la Tomba di Archimede e proprio in un cantiere, durante la costruzione di una fastosa villa con annessa piscina, si apre una voragine. Potrebbe annunciare il ritrovamento di un antico tesoro o, evviva, evviva, l’ingresso di una sepoltura millenaria. Immediatamente viene convocato in loco la squadra archeologica capitanata dal dottor Marco Graziano. Ma la possibilità che si tratti della vera tomba mai rinvenuta di Archimede sta per innescare una mortale caccia al tesoro. Tutti, compreso il camaleontico Morfeo, ambiscono a possedere gli antichi e preziosi reperti archeologici. Un favoloso tesoro celato da millenni nei meandri sotterranei? Ciò nondimeno al vicequestore Gabriele Regazzoni, buon amico di Graziano, impegnato a fare luce sull’omicidio di una bellissima escort, con un fantasmagorico abito da sirena e slip di oro, zecchino ritrovata morta sulla spiaggia dell’Ognina, verrà affidato anche l’incarico di far luce sul caso di un poliziotto aggredito da uno pseudo fantasma all’ingresso della presunta tomba di Archimede. Ma qualcosa o qualcuno pare far sì che le menti criminali sembra che siano sempre un passo avanti alla polizia. Riusciranno Regazzoni e Graziano, districandosi in qualche modo dai loro complessi e convulsi problemi familiari a incastrare e mettere all’angolo la machiavellica testa bramosa di potere che ha architettato e ora tenta di completare la sua nefasta opera?
A esaltante palcoscenico di una catena di omicidi e indagini criminali si erge potente e splendida la visione di Siracusa, la città antica e bellissima che affonda le sue storiche radici nelle ardite leggende e il cui ventre oscuro potrebbe celare ancora tanti incredibili ed eccezionali misteri.
Mistero siciliano è un romanzo che si compiace di mischiare un intreccio giallo dai sanguinari toni del thriller a colte e dettagliate descrizioni storiche ambientali che riescono a travalicare i tempi. Indimenticabili i riferimenti a l’Orecchio di Dionisio (o di Dionigi), l’impressionante grotta artificiale (lunga 65 m, alta 23 m) situata nei pressi di Siracusa, con una pianta a forma di S e un ingresso paragonabile al condotto auditivo dell’orecchio umano (donde il suo nome che più voci attribuiscono alla seicentesca visita in loco di Caravaggio ), fu usata nell’antichità classica come prigione. La sua particolare e caratteristica risonanza dette probabilmente origine alla leggenda che fosse stata voluta e fatta costruire dal tiranno Dionigi per spiare i segreti dei reclusi.
La storia del ritrovamento della tomba di Geronimo o Jeronimo, l’ultimo imberbe tiranno di Siracusa che regnò appena un anno, è di fantasia ma non stona. Azzardato ma non spiacevole poi l’accostamento dei manufatti e le opere matematiche legate al passato greco ai manufatti egizi che l’autrice confessa aver inserito dopo una sua visita al favoloso Museo Egizio di Torino.