Libri per ragazzi: Sherlock Holmes. Uno studio in rosso – Arthur Conan Doyle


Arthur Conan Doyle
Sherlock Holmes. Uno studio in rosso
Rizzoli 

Dicevamo in una precedente recensione (Gli incredibili misteri di Baskerville Hall) che ormai Sherlock Holmes è un brand internazionale (come lo sono Harry Potter, James Bond, Indiana Jones etc.) che ha generato, spesso con esiti discutibili, imitazioni, sequel, prequel, remake, sorelle, nipoti e pronipoti tutti con il DNA del sommo detective in una moltitudine di libri, fumetti, film, serie tv, videogame fino a formare un elenco sterminato. Adesso si torna all’origine del mito, al primo dei quattro romanzi del canone, con la riedizione integrale per ragazzi della BUR del 1979 con la prefazione (ora asente) di Oreste del Buono che già denuncia il suo target di destinazione con il format, la grafica e soprattutto le illustrazioni di Vincent Mallié, non ridondanti, ammiccanti, delicate, spiritose. 

Il libro nella limpida traduzione di Maria Pia Janin ben si presta a preadolescenti che amano storie di intrighi, misteri, indagini per avviarli a letture del genere più sofisticate ma ugualmente gradevoli. Basti pensare al folgorante primo incontro con il dottor Watson, del quale Holmes indovina (pardon, deduce) a prima vista professione, provenienza e condizioni fisiche.

La storia è certamente ben nota ai frequentatori di MilanoNera, e non solo, per riassumerla. Semmai si consiglia agli insegnanti di non dare al ragazzo il libro da leggere con il compito del riassunto scritto, per evitare che il malcapitato ricorra ai riassuntini offerti da Internet, pressoché incomprensibili in assenza di qualsiasi logica dialettica. Ragazzo due volte malcapitato: per l’obbligo in sé e per il delitto di cui è vittima, cioè l’inoculazione di un veleno forse incurabile, ovvero l’odio nei riguardi dei libri il cui protagonista è quella strana e buffa figurina con pipa Peterson e berretto Deerstalker. Significherebbe anche privare il giovane di una semplice, esemplare e divertente rappresentazione dell’arte della deduzione (tecnicamente abduzione) o, più semplicemente, del ragionamento.
Da 11 anni

Fernando Rotondo

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