Chiara Lossani – Giallo sui Navigli, illustrazioni di Caterina Giorgi, Paoline
Chi sono gli Sharks di Monza? È una squadra paralimpica di hockey. Ma non è di loro che scrive Chiara Lossani, direttrice di biblioteche e scrittrice raffinata e mai banale, che però a loro dedica il libro. Vediamo perché, riassumendo per sommi capi una storia con molti personaggi, segreti e misteri, ma sviluppata con rigore logico e scrittura limpida. Protagonisti sono tre tredicenni, compagni di scuola e amici: Jasmine (Jas), appassionata di gialli e portiere della squadra paralimpica di hockey gli Smarts; Maria del Mar (Mar), di madre spagnola, aspirante giornalista; Gheorghiòs (Gheo), di padre greco, bello, atletico, amante dei miti classici e innamorato di Jas. Ogni capitolo è raccontato a turno da uno di loro – il che rende più chiara e al tempo stesso intrigante e avvincente la narrazione, vista ogni volta da uno sguardo diverso che aggiunge ma non ripete – tranne il primo capitolo narrato dal ladro del pulmino giallo degli Smarts, poi vandalizzato e bruciato, misfatto che porta molto più lontano di un semplice furto, anche se rovinoso per la squadra.
I tre cominciano a raccogliere indizi sulla scena del crimine, ovvero nel bosco dove il pulmino viene trovato bruciato con le carrozzine elettriche vandalizzate tra cocci di bottiglie di birra. Altro indizio è la scomparsa della chiave d’emergenza del pulmino, segno che il responsabile o un complice è uno del centro sportivo. Mentre avanzano le prime ipotesi e i primi sospetti sui dipendenti (qualcuno con problemi di lavoro o alcolismo o gioco d’azzardo), addirittura Gheo arriva a dubitare del padre, sponsor della squadra, ma con l’azienda che pare in difficoltà.
I nostri trovano una pista interessante in un bar-tabacchi frequentato da patiti del gratta e vinci e delle macchinette succhiasoldi, ma che nasconde una bisca clandestina: che ci fa lì l’autista del pulmino e perché si ferma proprio lì per comprare le sigarette il papà di Gheo? Davanti al bar un branco di balordi teppisti sghignazzano vedendo Jas (“Ehi, bella, me la presti la tua Ferrari, che ci faccio un giro”), ma di nascosto uno di loro pentito (“occhi tristi”) fa una rivelazione importante. Girando e guardando come con “occhiali diversi” vedono una città indifferente ed egoista verso le disuguaglianze fisiche e sociali, dove i centri di accoglienza offrono ogni giorno un pasto, un letto, una doccia a migliaia di persone: è il tappeto sotto cui “si nascondono i poveri di Milano”, pensa Mar che ha ottenuto dal caporedattore del “Corriere della Sera” uno spazio, “Il box di Maretta”, non solo per raccogliere fondi per un nuovo pulmino, ma soprattutto per parlare della città con pensieri nuovi, giovani, non ancora velati da pregiudizi, consuetudini, pigrizie mentali.
Niente sangue, niente splatter, ma è molto nero il giallo di Lossani, che nel finale diventa un vero thriller che porta alla scoperta dell’insospettabile. Avidità, lusso, gioco d’azzardo in prestigiosi casinò muovono ricatti, usura e altri crimini. A una Milano da bere che spurga liquami se ne contrappone, però, un’altra generosa, oblativa, solidale, che si prende cura. Non è una morale questa, è un giallo che racconta la realtà, bella o brutta che sia.
Da 11 anni