Ivan Cataldo, protagonista del nuovo romanzo di Alessandro Berselli, è uno spin doctor, uno dei migliori. Esperto di strategie elettorali e tecniche per orientare e manipolare i media, è un uomo di successo. Brillante, carismatico e affascinante. Nel corso degli anni ha raggiunto tutti i suoi obiettivi sia a livello professionale che personale e la sua vita è fatta di certezze incrollabili. Almeno fino a quando non entra in contatto con The Next Something, un nuovo e rivoluzionario movimento politico. Un’organizzazione internazionale con l’ambizioso programma di riunire tutti i governi sotto un’unica bandiera al fine di scardinare gli equilibri esistenti e dare vita a un nuovo ordine mondiale. Intrigato dal manifesto politico e sociale, Cataldo si lascia convincere e accetta di collaborare alla campagna elettorale del nuovo partito. Decisione che avrà effetti devastanti e che lo porterà a mettere in discussione ogni aspetto della sua vita.
La dottrina del male è un romanzo breve, ma intenso. Sociopolitico, ma non solo. Ambientato in un futuro prossimo, in una città senza nome, ma comunque reale e riconoscibile nei suoi tratti distintivi, racconta come l’informazione e la comunicazione siano gli strumenti basilari delle cosiddette guerre asimmetriche, quelle che si combattono nei palazzi del potere e non con le armi, ma è solo un punto di partenza. Un pretesto. Perché non è solo di politica che si parla, ma anche (e forse soprattutto) della natura umana. Di quanto siano multiformi e oscillanti le relazioni. Di come qualsiasi aspetto della vita possa essere messo in discussione da un momento all’altro. Compresi i sentimenti. L’amore di coppia e quello tra genitori e figli. È un romanzo complesso. Che parla di fedeltà e tradimento. Che insinua il dubbio, genera domande, ma lascia il lettore libero di formulare le risposte. Successo, ambizione e traguardi da raggiungere, tutto ha un prezzo. Tutto si può comprare, ma si deve mettere in preventivo la possibilità di dover rischiare più di quanto si sia disposti a perdere.
La narrazione è accattivante e la cifra stilistica di Berselli in continua evoluzione. Rimane il taglio noir della storia, l’umorismo nero che è da sempre il suo campo di battaglia, ma la scrittura è sempre più asciutta, pulita. Descrizioni ridotte al minimo e dialoghi in primo piano a sorreggere e dare consistenza all’intreccio. Colpisce l’attenzione quasi maniacale nella scelta delle parole. Una scrittura essenziale e a suo modo minimalista, tanto da strizzare l’occhio a scrittori come Bret Easton Ellis e Jay Mcinerney pur nella sua unicità .
La dottrina del male
Ferdinando Pastori