Un boy scout di dieci anni dal talento innato per le indagini poliziesche, incaricato di una missione in solitudine su un’isoletta disabitata, trova un cranio forato da un proiettile e lo porta al commissario Backstrom, suo vicino di casa. Inizia l’indagine che porterà ad identificare una donna morta già dodici anni prima nello tsunami in Thailandia il cui corpo è stato cremato.
Si può morire due volte? Di sicuro no, secondo Backstrom che ha fatto della delega al suo gruppo di lavoro la sua arma vincente, senza mancare per questo di attirarsi invidie e antipatie delle quali non si preoccupa minimamente. Un uomo abitudinario che non si nega agli eccessi della buona cucina e dell’alcool, che ha acquisito una notevole reputazione tra le frequentatrici della fossa delle divorziate come amatore grazie ad una natura generosa pur essendo anaffettivo. Una nota di misoginia, un intrigo con la Russia, una buona conoscenza delle barche in un racconto che non si perde in descrizioni ma va dritto al sodo. L’assassino è da subito noto ma l’indagine per dimostrare la sua colpevolezza è la vera protagonista di questo giallo. Il lavoro di squadra dell’anticrimine e la perspicacia del commissario Annika Carlsson che si muove metodica tra relazioni personali e intuizioni, portano in tribunale il colpevole ed il processo cui è sottoposto è fin troppo realistico.
Leif GW Persson, professore di criminologia e profiler della scuola di polizia di Stoccolma, ci guida nell’indagine passo dopo passo tra efficienti medici legali, investigatori perspicaci e procuratori paranoici, srotolandola pagina dopo pagina fino alla condanna dell’assassino. La donna che morì due volte è un ritratto che racconta una Svezia dove i ritmi di lavoro girano attorno alla prioritaria qualità di vita delle persone. Una lettura lenta che ti fa innamorare dei personaggi lasciandoteli semplicemente immaginare.
La donna che morì due volte
Walter Colangelo