Il romanzo d’esordio di Hotate Shinkawa è abbastanza atipico sia per la storia sia per i personaggi che la popolano.
Sinossi: A Tokyo non è facile fare carriera. A maggior ragione se sei bella e femmina. Così Reiko, avvocatessa, determinata e testarda, lavora notte e giorno, decisa a farsi strada (e a fare soldi) in un mondo di maschi. Quando però il suo ex fidanzato, unico erede di una ricchissima famiglia di industriali, muore, il suo testamento lascia tutti di stucco: le sue ricchezze andranno alla persona che lo ha ucciso. Reiko decide di indagare. Ci dev’essere qualcosa sotto. E, visto che il suo ex sembrerebbe, stando alle prime analisi, morto di influenza, Reiko comincia a collaborare con un vecchio compagno di scuola amico di entrambi perché sia lui a essere designato come erede dell’immenso patrimonio. Patrimonio di cui, in quel caso, Reiko riceverebbe una consistente percentuale. Ma non ha fatto i conti con i terribili segreti che si nascondono nel passato del suo ex fidanzato e col fatto che di assassini ce ne sono, eccome, nella sua ricchissima famiglia.
Non si leggono tutti i giorni testamenti in cui il ricchissimo erede di una delle famiglie più in vista della città lascia in eredità l’ingente patrimonio al suo assassino, così raccontata sembra la trama di una vicenda stramba e surreale.
Ed ancora più irritante è l’entrata in scena del l’avvocata Reiko voce narrante e, come vedremo, protagonista che si dimostra sin da subito arrogante, saccente, prepotente e fortemente avida.
Ma la lettura ci porta a moderare il sentimento negativo del primo impatto che piano piano si tramuta in curiosità per diventare poi fortemente empatico nei confronti di Reiko che, donna giovane, bella, intelligente e determinata deve lottare contro un mondo maschilista e patriarcale per affermare le sue capacità ed il suo non comune intuito.
La storia si complica sempre di più, la morte che apparentemente era stata considerata come l’atto finale di una lunga e debilitante malattia diventa sempre più sospetta , gli eventuali colpevoli sono tanti e tutti con motivi validi per attuare l’assassinio.
In questo romanzo inoltre sono esaminate molto bene le dinamiche familiari analizzando a fondo il rapporto tra padri e figli, evidenziando ogni piccola sfumatura quasi che la famiglia diventi la vera figura di primo piano offrendoci un punto di vista squisitamente legato alla cultura giapponese.
“Intrigo a Tokio” si può considerare un classico giallo ma con toni anche leggeri, molto intrigante e scorrevole ci conduce ragionando verso il finale, ovviamente con un colpo di scena clamoroso.
Ben delineati tutti i personaggi con i loro dubbi e le loro angosce, bellissime le descrizioni delle ambientazioni, insomma un libro da non trascurare nel panorama delle letture.