Paolo Franchini, nato a Varese l’8.11.1970, con lo pseudonimo di Francis Vernon Beagle ha appena pubblicato il suo primo romanzo “Lo strano caso della donna Husky” per
la Agar Edizioni. Redattore per le riviste on-line Milanonera e Whiteside, a Varese cura gli incontri letterari organizzati dal Cavedio.
Si č sottoposto con piacere all’intervista riservata agli esordienti.
Con quale alchimia hai convito il tuo editore a pubblicare un esordiente?
Ho conosciuto il mio editore a una presentazione di Luciano Lutring. Gli ho semplicemente chiesto se potevo inviargli il manoscritto. Direi che mi č andata bene, no?
Consiglieresti a chi scrive di seguire un corso di scrittura creativa? perché?
Sě, ma solo se durante il corso fanno leggere molto.
Il tuo autore preferito?
Vado a periodi, sono molto umorale. Da John Fante a Chatwin alla Peters, passando per Tolkien ed evitando Camilleri…
La piů bella soddisfazione avuta come scrittore?
Il mio primo autografo e la segnalazione speciale di Andrea G. Pinketts ad un concorso per corti letterari.
Quando trovi il tempo per scrivere e cosa fai nella vita per vivere?
Č il tempo che mi trova, anche se vorrei che accadesse il contrario. Le notti, si sa, sono lunghe…
Sono il responsabile amministrativo della filiale italiana di una multinazionale tedesca. Per farla breve, conto i soldi degli altri.
Si puň vivere di sola scrittura oggi? Pensi che ci riuscirai un giorno?
Dipende sempre da quello che si scrive. Ad esempio, i giornalisti lo fanno.
Adesso ho la fortuna di poter scrivere quello che voglio (o quasi…) perchč non devo vivere di quello, ma temo che chi mangia con quello che scrive debba accettare anche qualche compromesso.
Che opinione hai degli agenti letterari? Ne hai uno?
Non avendone uno, non posso che parlarne bene. E poi, ma chi mi vuole?
Favorevole o contrario ai premi letterari? Hai mai partecipato?
Sono favorevole, soprattutto perché ci si puň misurare con gli altri e con sé stessi. Di solito partecipo ai premi letterari riservati ai “corti”.
Per cosa faresti carte false (editorialmente parlando)?
Ho giŕ fatto carte false: il primo romanzo l’ho firmato con uno pseudonimo!