I selvatici – Sarah Savioli



Sarah Savioli
I selvatici
Feltrinelli
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Cambio di sede e assunzione a tempo pieno. È questa la proposta che Cantoni, il titolare dell’agenzia investigativa, fa ad Annina. Per lei sarebbe un cambiamento radicale e infatti, unitamente alla felicità per la prospettiva, le piombano addosso tutte le sue paure, le sue insicurezze e il suo solito profondo senso di inadeguatezza. Il timore più grande è che la famiglia, marito, figlio genitore e sorella, non siano in grado di sopravvivere senza di lei. Eppure, la prospettiva la attrae, perché il lavoro nell’agenzia investigativa le sta dando una nuova prospettiva della vita, una nuova visione del mondo, che non deriva solo dalla sua capacità di comunicare con piante e animali. Le storie in cui si imbatte e su cui deve indagare la stanno cambiando. E quindi, come prova generale prima dell’assunzione, ecco che accetta di partire con Cantoni e il tanto grosso quanto fifone alano Otto per l’Appennino. Pochi giorni lontano da casa saranno fondamentali  per la sua decisione : se la famiglia reggerà la sua assenza e, soprattutto, se lei riuscirà a gestire la lontananza con annessi sensi di colpa, accetterà il lavoro. Il dolce Tonino non sarà dei loro. Impegnato a ristrutturate casa e a destrutturare se stesso, dato che a ogni lavoro si procura un nuovo infortunio.
Cambio di scenario, quindi, e squadra ridotta per indagare sulla scomparsa di un giovane profugo siriano da un rifugio gestito da anni da vecchi amici di Cantoni.
La montagna e il bosco sembrano il luogo ideale nel quale Anna può dare il suo importante e originale contributo alle indagini: migliaia di piante e animali con cui parlare a ai quali carpire informazioni.
Le cose, però,  non sono semplici come si potrebbe pensare. Una volta arrivati sul posto, il rumore e le voci del bosco sono talmente forti e intensi da stordirla e portarla allo svenimento, impedendole praticamente di uscire e svolgere il suo lavoro. Questa circostanza provoca  aumenta la sua sensazione di inadeguatezza a cui fanno da corollario le telefonate a casa per sapere come va e a poco servono le rassicurazioni di Banzai, il gatto sornione, caustico e sarcastico, che cerca di tranquillizzarla: il mondo domestico può sopravvivere qualche giorno anche senza di lei.
Anna si trova quindi di fronte a una doppia sfida: non solo risolvere il caso, ma anche affrontare le mille voci del bosco per misurare le sue capacità e scoprire i suoi limiti e magari vincerli. Sembra non reggere l’impatto con la natura, quella con cui lei comunica e che credeva potesse essere il suo ambiente naturale, Anna, però non molla, vuole farsi valere, dimostrare la sua forza a chi le ha dato fiducia, nonostante le sue stramberie.
Con l’aiuto di Cantoni, del quale scopre nuovi e inattesi aspetti del carattere, e di Otto, anche lui costretto a superare le sue paure per aiutarla, Anna comincia a indagare e a interrogare uomini e animali.
Lentamente si svelano i segreti di questo piccolo paese nel quale negli anni  il rifugio creato dagli amici di Cantoni ha portato diversi profughi in cerca di un futuro migliore, dando loro la possibilità di inseguire i loro sogni.
Come sempre Sarah Savioli riesce a veicolare con dolcezza e molta ironia attraverso le voci di uomini e animali il suo messaggio, che qui risulta potente, amplificato dalla voce della bosco, della natura. Pregiudizi, preconcetti, cliché: sono fuffa da togliere di mezzo. Siamo tutti uguali, siamo tutti natura e la voce prepotente del bosco è la nostra, quella che parliamo tutti, perché tutti siamo natura. Diversamente uguali e ugualmente diversi, ma tutti degni di ascolto e di rispetto. La sfida è imparare ad ascoltare e a comprendere senza giudicare.  La diversità è una ricchezza che va preservata, non perseguitata.
E attraverso le voci di un riccio astronomo, di un cane pastore tanto grosso quanto saggio, di una capra fissata con gli extraterrestri, di un cinghiale e di uno scoiattolo, la domanda finale che ci si pone è: chi sono i veri selvatici, i meno inclini ad accettare il diverso e i cambiamenti? Noi o gli animali? Direi la prima…

Cristina Aicardi

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