I film finalisti al Premio Caligari: Lo spietato di di Renato De Maria

Al concorso di IULM e Noir in Festival per il cinema italiano, ideato da Gianni Canova in accordo con Giorgio Gosetti, partecipano sei film scelti fra i noir di produzione italiana usciti in sala nel corso dell’anno solare 2019.
I sei finalisti, selezionati proprio da Canova e Gosetti, saranno proiettati fra l’8 e l’11 dicembre a Milano nell’Auditorium di IULM 6 in via Carlo Bo 7, con introduzione o del regista e/o di alcuni membri del cast.
Oggi Mirko Giacchetti, il nostro esperto di cinema, ci racconta

images (1)LO SPIETATO  di Renato De Maria
che sarà proiettato lunedì 9 dicembre, ore 17 
introduce il film il regista Renato De Maria

La provincia più golosa.
Con alcuni amici romani in visita a Milano ho disputato una amichevole tra campanili, presente una querelle in bilico tra la partita di calcio scapoli e ammogliati e una guerra di trincea? Ecco, una cosa del genere.
No, non sono conciliante, non ho accettato il pareggio “le due città non sono entrambe belle a modo loro”, sono così imbruttito che, pur di vincere, con il Negroni al cielo e una mano sul cuore mi sono messo a cantare “Lassa pur ch’el mond el disa (ma Milan l’è on gran Milan)”.
E no, l’alcool non c’entra nulla, era primavera e non si trovava una fetta panettone per rifare la stessa scena di orgoglio meneghino in una versione più sobria.
Roma è più grande ed è pure la capitale ma anche Milano non scherza. Ad esempio, anche da noi c’è sempre stato il crimine organizzato, alla faccia di chi diceva il contrario…
Lo spietato di Renato De Maria è uno dei sei film in concorso al Premio Caligari. Una pellicola liberamente ispirata a Manager Calibro 9 di Piero Colaprico e Luca Fazzo. Il protagonista principale Santo Russo (Riccardo Scamarcio) ripercorre sullo schermo la carriera criminale di Saverio Morabito, il primo pentito della ‘ndrangheta al nord.
La pellicola ha avuto un’uscita in sala e ora è presente nel catalogo digitale di Netflix. Si tratta di un prodotto crime-comedy che riprende e attualizza la tradizione dei poliziotteschi italiani degli anni ’70. Per ispirazione e messa in scena richiama Guy Ritchie e Tarantino mentre nella trama non manca un forte riferimento alle epopee raccontate da Scorsese.
A scanso di equivoci, Lo spietato è un film italiano a tutti gli effetti ma ha un taglio più internazionale che va oltre i limiti in cui – purtroppo – è rinchiuso buona parte del cinema nazionale.
Ambientato negli anni ’80, quando Milano era tutta “da bere”, lo spettatore assiste all’ubriacatura del calabrese Santo Russo. Per il giovane il party inizia nell’hinterland milanese e passa dai primi furti al carcere minorile, dove si specializza in malaffare, sino a diventare il capo di una temuta gang dedita a rapine, traffici di droga, riciclaggio di denaro ed esecuzioni a sangue freddo.
Tra un brindisi criminale è l’altro, c’è il tempo per fare uno spuntino nella vita privata del sommelier diviso tra la moglie Mariangela (Sara Serraiocco) e l’amante francese Annabelle (Maria-Ange Casta).

 

Mirko Giacchetti

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