Al concorso di IULM e Noir in Festival per il cinema italiano, ideato da Gianni Canova in accordo con Giorgio Gosetti, partecipano sei film scelti fra i noir di produzione italiana usciti in sala nel corso dell’anno solare 2019.
I sei finalisti, selezionati proprio da Canova e Gosetti, saranno proiettati fra l’8 e l’11 dicembre a Milano nell’Auditorium di IULM 6 in via Carlo Bo 7, con introduzione o del regista e/o di alcuni membri del cast.
Oggi Mirko Giacchetti, il nostro esperto di cinema, ci racconta
L’UOMO DEL LABIRINTO di Donato Carrisi
che sarà proiettato
lunedì 9 dicembre, ore 22
introduce il film il regista Donato Carrisi
Come uscire da un labirinto.
La ventinovesima edizione del Noir in Festival festeggia il compleanno di Batman. Nel mio piccolo, voglio portare anch’io un piccolo contributo sull’uomo pipistrello che potrebbe rivelarsi utile in determinate circostanze.
Chi non ricorda Adam West, il meraviglioso cavaliere oscuro in salsa pop? Bene, in una puntata del telefilm Batman e Robin erano stati imprigionati in un labirinto, la solita trappola che avrebbe dovuto essere mortale per il dinamico duo, ma il più grande investigatore del mondo spiegò al giovane pettirosso che esiste un modo per uscire indenni da qualsiasi labirinto: basta sempre girare a sinistra.
Perché tale svolta sia più efficace di quella a destra lo ignoro, non credo ci fossero nascosti dei motivi politici, ma terrei presente il consiglio se mai un giorno vi troviate intrappolati in qualche corridoio inseguiti dall’uomo in nero.
L’uomo del labirinto di Donato Carrisi è una pellicola tratta dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista che torna dietro alla macchina da presa dopo il precedente La ragazza nella nebbia.
Una pellicola che si sviluppa attraverso più parti ed è in grado di afferrare lo spettatore e rinchiuderlo nel labirinto della paura. Un film coinvolgente con una trama non lineare che travolge e confonde, ma non mancano alcuni punti fermi a cui aggrapparsi per afferrare la verità.
Sempre che ne esista una soltanto.
Per i cinefili appassionati, sono presenti molte citazioni da riconoscere che non sembrano essere state incluse solo per omaggiare, non è una semplice operazione amarcord, ma hanno il preciso compito di far scattare meccanismi automatici per amplificare alcune reazioni psicologiche nella mente di chi osserva.
Quindici anni dopo il rapimento, Samantha Andretti è una donna che riesce a sfuggire al suo carceriere e viene ricoverata nell’Ospedale Santa Caterina. Con lei il Dottor Green e Bruno Genko cercheranno di scoprire l’identità del rapitore.
Nel cast non passano inosservate le buone interpretazioni di Toni Servillo, Dustin Hoffman e Valentina Bellè.
Impossibile dire di più senza rivelare alcune buone carte di una storia che potrebbe anche non essere solo “un gioco”.