Andrea Vitali
Documenti, prego
Einaudi
È notte. Su un’autostrada del Nord Italia industriale corre una macchina con a bordo tre funzionari di una ditta commerciale. Tornano a casa da un viaggio di lavoro, sono stanchi, nulla di strano che decidano di fermarsi in un autogrill per bere un caffè e comprare le sigarette; una breve sosta prima dell’ultimo sforzo. Ma in quella stazione di servizio, sotto gli occhi indifferenti dei camionisti assonnati e delle ragazze del bar, il destino aspetta uno di loro. Una leggerezza e una banale dimenticanza lo faranno precipitare nelle maglie di un meccanismo giudiziario impeccabile nella forma, efficiente nei metodi, implacabile nelle conseguenze.
Il baffetto lasciò trascorrere qualche secondo. Si passò una mano sul mento, chiuse e riaprí gli occhi. Io ammisi che non era un comportamento corretto parcheggiare in quello spazio, ma vista l’ora, vista l’enorme disponibilità di posti, non ci avevamo fatto caso e comunque, conclusi, ce ne saremmo andati subito. Il baffetto accennò di aver capito, sembrò accettare la mia spiegazione.
– Documenti, prego, – disse invece.