Secondo romanzo di Roberto Carboni con, a fare da cornice, Bologna, che poi è  la sua città . Una città accogliente e gioviale di giorno ma che di notte può diventare cupa, ostile e fare paura. Carboni lo sa, e la sua è una testimonianza diretta visto che l’ha girata in lungo e largo da tassista per diciassette anni. Si potrebbe dire tassista per lavoro e scacchista per passione. Perché anche per gli scacchi la sua è una testimonianza diretta da frequentatore e abituale giocatore presso il locale Circolo cittadino.
E vediamo che proprio un torneo di scacchi a Riccione sarà la scintilla, anzi la causa incidentale (oppure no) del primo incontro o meglio scontro diretto al tavolo, si potrebbe dire, tra il protagonista del romanzo Francesco Raimondi, laureando in odontoiatria, e il dottor Zamboni.  Ma questo incontro, che si trasformerà in un rapporto e poi quasi un’amicizia, era veramente fortuito… oppure?
Il dottor Zamboni è il ricco socio anziano di un prestigioso gabinetto medico e Francesco è in caccia di un posto di lavoro non appena avrà finito l’Università . Ma per scoprire il bandolo del mistero bisogna arrivare in fondo, perché quasi con una mossa da prestigiatore Carboni, comincia  il suo romanzo dal secondo capitolo (e quindi nel bel mezzo della storia) e, con un esemplare scacco al re, lo finisce con il primo.
Un’ambientazione permeata da densa calura estiva bagnata di pioggia per una storia che taglia il fiato, un noir duro, concepito non certo per gente che vuole divertirsi, con un impassibile e implacabile protagonista, amorale e incrudelito. E infatti Francesco Raimondi, guidato da una logica perversa, naviga a vista nel male. La sua unica vera fissazione – entrare a far parte del miglior studio odontoiatrico che si possa trovare sulla piazza – lo spinge ad eliminare ogni ostacolo, che siano cose e persone. Ma anche a crogiolarsi nell’aberrazione dei suoi piani. Però, giunti alla fine, a chi spetterà l’ultima parola?