Roma. Gennaio. Fuori piove e freddo ma nella quiete della libreria di Ettore Misericordia si sta tenendo una presentazione. E tuttavia l’ambiente, già permeato di clima invernale, d’un tratto diventa denso d’inquietudine con l’inatteso arrivo dell’ispettore Ceratti. C’è stato un omicidio. Nell’ incantevole Cimitero Acattolico della Piramide Cestia, davanti alla tomba di John Keats, è stato ritrovato il cadavere di Agatha Bloomfield, signora di mezza età, inglese, molto ma molto facoltosa, residente a Roma da anni. Uccisa con una pugnalata alle spalle. Nessun testimone. Nessun indizio apparente. Intorno solo la pioggia e il silenzio delle lapidi.
Sarà da qui che prenderà il via la nuova indagine del libraio-detective Misericordia e del suo fido Fango, aiutante, voce narrante e spalla insostituibile, in Delitto al cimitero inglese, freschissimo . romanzo dei fratelli Morini.
Come sempre, sarà la città a farsi protagonista quieta eppure vivissima. Roma non è mail solo sfondo, ma essenza viva del racconto: attraversata, ascoltata, intuita, osservata nelle sue pieghe più oscure. Dalle strade di Testaccio all’antico quartiere di Borgo Pio, fino ai lontani echi del papato temporale e dell’Ottocento romantico, ogni angolo sembra trasmettere storia, e ogni pietra serba un frammento di verità.
A rendere il caso più misterioso, infatti, sarà la scoperta che Agatha Bloomfield viveva proprio nell’appartamento che fu di Giovan Battista Bugatti, meglio noto come Mastro Titta, il celebre boia dello Stato Pontificio. E non è tutto. L’inglese era ossessionata dalla figura di Lord Byron, il poeta “maledetto” per eccellenza, morto giovanissimo come Keats e Shelley, tutti sepolti nello stesso Cimitero Acattolico, detto da sempre “il cimitero degli inglesi”.
Solo coincidenze? O tessere di un disegno più ampio e sinistro?
Ancora una volta i Morini costruiscono un intrigo a più livelli, dove passato e presente si rincorrono, e sovrapponendosi, si rispecchiano. Il lettore viene accompagnato in un’indagine poliziesca, ma anche storica, letteraria, persino archeologica. I riferimenti sempre autentici e documentati, si mischiano alla finzione narrativa, senza appesantire il ritmo e anzi migliorandolo
Dettagli accurati, aneddoti gustosi, rimandi colti e mai pedanti a testimonianza della grande e approfondita conoscenza della città. Non più solo ambientazione: è un vero e proprio percorso culturale tra vicoli, lapidi, archivi, statue parlanti (sì, anche loro faranno la loro parte…), e fogli ingialliti dal tempo.
Misericordia, con la sua aria disincantata e la sua perspicacia celata da un’apparente indolenza, si conferma personaggio di polso e di tenuta . Più che un investigatore improvvisato, diventa un moderno Hermes (mercurio) a mediare tra il mondo dei vivi e quello dei morti, oppure quello della parola scritta e quello della realtà. Fango, con le sue parole, introduce umanità, ironia e introspezione. Mentre Il gigantesco ispettore Ceratti, con la sua voce tonante e i suoi modi pratici fa da pragmatico contrappunto ma anche collante umano tra i protagonisti.
La scrittura facile, ben calibrata, mischia efficacemente tensione, ironia e poesia. La romanità emerge con naturalezza, accompagnata spesso da malinconia. .
Il giallo funziona. Il mistero si sviluppa pagina dopo pagina, tra misurati colpi di scena e rivelazioni che non mirano all’effetto a sorpresa , ma che seguono con coerenza la logica. Fino al finale, un vero e proprio classico “coup de théâtre” con rivelazione i minuziosa analisi degli indizi, confronto e spiegazione.
Certo, per chi non ha letto i romanzi precedenti della serie, manca qualcosa insomma, qualche dettaglio in più sui rapporti tra i protagonisti? Ciò nondimeno , Delitto al cimitero inglese resta un romanzo godibile lo stesso.
Un giallo letterario, un romanzo storico, un omaggio a Roma, un ritratto umano e affettuoso di chi ancora cerca risposte tra le pagine di un libro e tra le ombre di un vicolo.