La serie trasmessa da Fox Crime e Raidue è arrivata ormai all’ottava stagione e vede quest’anno impegnati nella squadra oltre ai veterani Hotchner, Morgan, Spencer Reid, Jareau e Rossi anche la complessa Alex Blake. Le vicende che tratta sono gli omicidi seriali, in un’America che offre spunti e materiale infiniti per questo tipo di serie tv. La squadra che se ne occupa è sempre l’unità di analisi comportamentale, con sede a Quantico, Virginia. L’assassino seriale non è altro che un omicida plurimo, di natura compulsiva che uccide quasi sempre seguendo un modus operandi, compito della squadra è individuarlo prima che commetta altri delitti. Dico subito che secondo me le prime due annate sono state irraggiungibili, anche grazie alla presenza di Jason Gideon, profondo e disturbato come gli assassini che doveva affrontare, non sostituito adeguatamente dal pur bravo Rossi, Joe Mantegna, placido e fin troppo compassato, e forse titolare di un ruolo già molto visto, lo scrittore di successo che si occupa di casi reali. Del resto Patinkin, l’attore che interpreta Gideon, ha messo sullo schermo un altro grande personaggio nella serie Homeland, Saul Berenson. Per questo e altri motivi, tra i quali non da poco quello che la materia trattata è sempre la stessa, traspare tra i protagonisti qualche segno di stanchezza. La terza puntata di quest’anno è emblematica: Hotchenr che sogna la moglie morta, in coma tra la vita e la morte. Quando un team di autori “crime” si affida al sopranaturale melenso siamo alla frutta. Nella serie in corso dovrebbe essere introdotto qualche nome di spicco tra i criminali, come Brian Baumgartner, che promette di rifarsi allo strangolatore di Scranton. Ottime restano le prestazioni di Spencer Reid, il più arguto del gruppo, e di Morgan. Un po’ sotto tono Penelope Garcia, il cui personaggio, che una volta sarebbe stata l’archivista e oggi è la super esperta d’internet, sembra aver dato il meglio. Il montaggio serrato, la possibilità di poter spaziare in tutta l’America e la bravura degli attori restano comunque garanzia di un discreto spettacolo. E gli ascolti non ne risentono. Se qualcuno si sta chiedendo perché non fanno più i bei telefilm di una volta, magari avete fatto uno zapping sulla vicina Fox retro, la colpa o il merito vanno addossati tutti a Michael Mann. Sul finire degli anni ottanta produsse Miami vice, attori da copertina, più immagini che storie, Ferrari, barche, sembrava un video clip più che un telefilm, ma invece era la fine delle vecchie serie episodiche e spalancava le porte alle moderne serie tv.
Criminal minds la serie che svela gli omicidi seriali
Diego Serra