Due gialli in uno. A cinque secoli di distanza l’uno dall’altro: legati in modo indissolubile al territorio, quello di Bergamo e della Val di Scalve, e da un oggetto tanto affascinante quanto misterioso, un violino costruito con legno orobico nientemeno che dal bresciano Gasparo da Salò e per certi versi unico grande protagonista di Crimen Gotico Bergamasco, (edizioni Grafica & Arte, 216 pagine), lavoro di Marco Carminati, che ripropone nel particolare scenario di Bergamo e Brescia capitale italiana della cultura del 2023 la coppia di “investigatori per caso”, formata dalla poliziotta Cristiana Danesi e dal suo ex professore all’accademia di musica Gian Andrea Personeni.
Un percorso che la donna sceglie di portare avanti sull’uccisione di un religioso e sulla sparizione del suo prezioso violino nei boschi di Schilpario dopo che l’indagine ufficiale aveva stretto le manette ai polsi ad un colpevole seguendo una logica che la giovane donna, ex musicista, fin da subito considerò frettolosa e superficiale. Facendosi affiancare dal suo ex professore la donna riuscirà a riportare a Bergamo un oggetto straordinario che fu già al centro di vicende di sangue, morte, riti satanici ed enigmi nei secoli precedenti e che rappresentano da soli una storia nella storia che disegna un quadro tridimensionale su quanto accadeva nelle valli bergamasche nel Cinquecento. Una vero violino maledetto che finisce alla fine con il suonare sul palco più prestigioso di Bergamo per chiudere un cerchio che in un crescendo di colpi di scena porta il lettore a mettere insieme, tessera dopo tessera, tutti gli elementi di un puzzle incredibile facendosi prendere per mano dall’autore in un’indagine che ha nella conoscenza storica e nella deduzione le uniche armi a disposizione per arrivare alla soluzione finale.