Con il secondo romanzo della serie che ha per protagonista la signora ribelle dell’alta società cracoviana, al lettore curioso viene servito un nuovo, affascinante capitolo dal tipico sapore fin de siècle, mirabile nell’intrecciare con ironica verve l’indagine poliziesca al ritratto di costume. Dietro l’angolo, un mondo in rapidissima trasformazione, dove già avanza, caparbia, la presenza femminile.
Torna in scena la professoressa Zofia Szczupaczyńska, e la serie poliziesca più famosa in Polonia si arricchisce di una nuova inchiesta. Ancora più segreti nascosti nei cortili popolari di Cracovia, una giusta dose di passione e una ancor più generosa di umorismo.
È anche – o forse soprattutto – un viaggio nel tempo, a ritroso lungo la ferrovia imperiale per Vienna, nella Cracovia raccolta di fine Ottocento, quando Leopoli era la vera metropoli della Galizia. Una città piccola, ancora senza Podgórze, ma già abbracciata dalla corona verde del Parco Planty, allora noto come le Piantagioni. Tadeusz Żeleński non era ancora quel Żeleński, ma un semplice studente di medicina, ben disposto a rendere qualche favore ai suoi professori.
La vicenda prende avvio a Dębniki. Il 17 aprile 1895, la Vistola trascina a riva il corpo di una ragazza… I capelli sciolti, l’abbigliamento composto e una macchia di sangue scuro sulla camicetta chiara rendono difficile la ricostruzione degli eventi, diversa rispetto alle consuete morti violente in quel quartiere malfamato della città. La vittima si scoprirà essere Karolina Szulcówna, irreprensibile domestica al servizio nel Palazzo del Pavone fino a pochi giorni prima, quando si era licenziata senza preavviso. La sua padrona, Zofia Rombotyńska, moglie di uno stimato professore, si era chiesta – arrabbiata e innervosita – perché mai la ragazza se ne fosse andata proprio alla vigilia di Pasqua.
Il commissario Stanisław Jednoróg si trova così ad affrontare un caso complesso e dovrà accettare – sebbene informalmente – l’aiuto della professoressa Szczupaczyńska, moglie di un rispettato medico dell’università. Ovviamente, il coinvolgimento della signora è ufficioso: per una dama del suo rango non sarebbe certo consono immischiarsi in affari penali, frequentare stazioni di polizia e, peggio ancora, intrattenersi con certi “elementi”. Ma…
L’indagine si allarga. Affiorano collegamenti con un bordello e forse con una rete ben più oscura e internazionale. Il colpevole, infine, verrà individuato ma colpito a morte durante la cattura, tanto che il caso non approderà mai in tribunale. Zofia Szczupaczyńska, però, non si accontenta: la vittima era una giovane domestica al servizio nella sua casa. La conosceva bene… Con il tacito consenso del giudice Klossowitz, con cui ha già collaborato nella precedente avventura, la professoressa prosegue le sue ricerche. E, partendo da un misterioso ingegnere innamorato della ragazza, riuscirà a scoprire una rete criminale dedita alla tratta di donne a fini sessuali: qualcosa di corrotto e molto pericoloso, che dalle case di malaffare arriva a toccare il potere. Qualcosa che costringerà persino Zofia a mettere in discussione alcune delle sue certezze più incrollabili…
Tuttavia, ormai, nulla e nessuno potrà fermare Zofia Szczupaczyńska: è suo dovere civico contribuire a scoprire l’assassino. Anche a costo di infrangere ogni regola imposta a una matrona irreprensibile. Riuscirà a sollevare il velo che nasconde il lato più oscuro della Cracovia del 1895?
L’autrice ricostruisce meticolosamente l’atmosfera della Cracovia di fine secolo. Passeggiamo accanto a Zofia per le vie del centro, ci addentriamo nei vicoli poveri di Kazimierz, viaggiamo sui tram trainati da cavalli, ci avventuriamo nella notte alla scoperta delle usanze delle “donne decadute”. Il tutto condito da una raffinata ironia.
La Belle Époque fu epoca di splendidi abiti e cappelli monumentali, ma anche di silenzi forzati: le donne non avevano voce nelle questioni importanti. Eppure, Zofia Szczupaczyńska, con la sua curiosità instancabile e la mente acuta, riesce non solo a scoprire la verità, ma a farla emergere, contro tutto e tutti. Mentre all’Accademia di Belle Arti regna Julian Fałat e per le strade si incontrano Wyczółkowski, Axentowicz e i Cosacchi, la città si prepara alla visita dell’Imperatore Francesco Giuseppe.
Sullo sfondo, i potenti della politica – Ignacy Daszyński –, le notizie dai quotidiani dell’epoca, le tradizioni pasquali e i tanti personaggi storici che animavano la vita cittadina. Tra questi, anche il grande bibliotecario Karol Estreicher (il Vecchio), direttore della Biblioteca Jagellonica e padre della bibliografia polacca.
Il romanzo si popola di un cast eterogeneo e vivissimo: dame e gentiluomini, servitori, ebrei ricchi e poveri, artisti bohémien, politici e scienziati eccentrici, come Kurkiewicz, nientemeno che… un sessuologo. Maryla Szymiczkowa dimostra una grande conoscenza dell’epoca, dei suoi protagonisti e della criminologia agli albori nel Paese. Basti pensare che proprio a Cracovia, nel 1805, nacque il primo dipartimento di medicina legale in Polonia, sviluppatosi sotto la guida del professor Leon Blumenstok-Halban e, successivamente, del professor Wachholz, entrambi citati nei suoi romanzi.