Ballata per Nina di Lorenza Ghinelli chiude la trilogia Le visioni di Nina, iniziata con Tracce dal silenzio e proseguita con Bunny Boy in cui la protagonista è una ragazzina diventata sorda a dieci anni per un incidente che riesce a sentire e a vedere cose sconosciute a tutti, tuttavia pericolose e che la portano a contatto con il Male.
Ghinelli stessa dice che questo ultimo romanzo è quello che più affonda nelle radici del male e che più indaga il perturbante. Nina, in una città che affonda nel deserto del lockdown, segue una creatura misteriosa dagli occhi viola che la porta in vari luoghi e in ciascuno di essi le fa trovare un ossicino spezzato di topo. Quelli sono luoghi in cui sono avvenuti incidenti gravi che hanno portato alla morte o all’invalidità permanente coloro che li hanno subiti.
In questa atmosfera inquietante e soffocante Nina si rinchiude in se stessa e si allontana dal fratello maggiore Alfredo che, con le sue preoccupazioni riesce soltanto a irritare la ragazzina. L’unico che sembra comprenderla e condividere con lei i suoi stati d’animo è Leonardo, un ragazzo di quindici anni in affido e con alle spalle una tragica storia famigliare.
Il ritmo del romanzo è serrato e angosciante e il lettore riesce a percepire il male che aderisce alla natura di uno dei personaggi e vorrebbe fare qualcosa, ma si ritrova impotente ad assistere a ciò che sembra una lenta discesa verso l’inferno.
Non svelerò il finale e non dirò neppure se si tratta di un finale tragico o lieto, ma concluderò con le parole dell’autrice che, nella presentazione del libro, dice che è necessario farsi prendere per mano dalle proprie paure più profonde per poter riemergere.
In conclusione Ballata per Nina è un romanzo piuttosto breve, ma intenso che si avvicina più all’horror che al noir e che tiene il lettore con il fiato sospeso e l’animo in tumulto fino alla fine.