Un intreccio che lascia col fiato sospeso
“La cura del fuoco” è un romanzo giallo scritto da Johanna Mo, autrice svedese tradotta da Neri Pozza. È il terzo della serie dedicata all’investigatrice Hanna Duncker e si trova in vendita nelle librerie da settembre 2025. I titoli precedenti sono “La morte viene di notte” (2021) e “L’ombra del giglio” (2022).
“La cura del fuoco” inizia con un flashback ambientato nel giugno del 1999.
Mikael Fransson ha festeggiato il conseguimento del diploma con i compagni e si sente finalmente libero dalle responsabilità, pronto ad affrontare le nuove avventure della sua vita. Ma questa sensazione di libertà lentamente sfuma verso l’oblio, mentre due forti mani gli comprimono la gola.
Il flashback si conclude e inizia un nuovo capitolo nel presente della narrazione. L’investigatrice Hanna Duncker dorme, quando un incubo turbolento la sveglia e si ritrova avvolta dal fumo dell’incendio che sta divampando nella sua casa di Kleva. Hanna si salva solo per un colpo di fortuna.
L’incendio costringerà Hanna a ripercorrere gli eventi che l’hanno portata ad essere un bersaglio e, per farlo, dovrà disseppellire i ricordi di un caso ormai risolto che grava ancora sulla sua famiglia e sulla sua vita.
L’isola svedese di Öland viene mostrato quindi come il teatro di inconfessabili segreti che sono rimasti taciuti per troppo tempo e che iniziano a rivelarsi con prepotenza.
Insieme al collega Erik Lindgren e gli altri componenti della squadra, Hanna sarà incaricata di indagare sulla scoperta dei resti di umani ritrovati nei boschi di Öland e questi riveleranno presto che Mikael Fransson non è mai partito per un viaggio programmato in Germania. E non potrà mai più tornare a casa dalla madre Birgitta e dalla sorella gemella Therese.
Per scoprire cosa gli è accaduto, l’investigatrice dovrà incontrare e interrogare tutti coloro che festeggiarono il diploma alla casa abbandonata insieme a Mikael. Dovrà ripercorrere quella giornata di giugno del 1999, ricostruendo passo dopo passo i suoi ultimi istanti.
In un intreccio accattivante tra presente e passato, Johanna Mo rivela i pezzi di due puzzle intricati e ricchi di personaggi vividi.
La prima parte del romanzo è la più complessa da seguire.
I capitoli si alternano tra un personaggio e l’altro con nomi talvolta difficili da assimilare; il che provoca qualche iniziale singhiozzo di lettura che tutto sommato è dovuto solo all’origine svedese dei nomi e all’alto numero di personaggi coinvolti.
Altra nota un po’ difficoltosa si trova nella struttura di alcuni capitoli. Un esempio ne è il passaggio in cui la sorella Therese viene interrogata da Hanna Duncker in merito alla scomparsa del fratello. Qui, sono presenti lunghi passaggi di fraseggio interiore alternati a dialoghi che appaiono unilaterali, come se l’investigatrice non stesse ricevendo risposte dalla donna. Tra una domanda e l’altra, Therese si perde nei propri ricordi e la struttura della prosa non indica dialoghi provenienti da lei, bensì solo pensieri. Perciò è difficile comprendere se Therese abbia realmente risposto alle domande di Hanna o se le parole siano rimaste nella sua mente.
Tuttavia, una volta che l’autrice ha presentato tutte le parti in causa, ecco che inizia a delinearsi un quadro chiaro e molto articolato.
Nonostante la difficoltà iniziale, l’autrice riesce a modellare le giuste caratteristiche per ciascun personaggio in modo che gli attori in scena siano riconoscibili con più facilità. Ne analizza il filtro psicologico con profondità, a tratti con delicatezza e a tratti con estrema durezza.
Mostra la fragilità di una madre e di una sorella che devono affrontare il lutto dopo quasi vent’anni di speranza. Ma ne mostra anche la forza e la resilienza nell’affrontare non solo il lutto, ma anche le conseguenze delle scelte delle loro vite.
Mostra il senso di colpa delle persone che non hanno il coraggio di confessare le loro peggiori paure. E ne mostra l’egoismo e la cattiveria nell’accusarsi a vicenda, pur di salvarsi dalla propria responsabilità e dalla propria coscienza.
La competenza dell’autrice si rivela anche nell’abilità di snocciolare ogni tassello del puzzle senza che il lettore riesca a cogliere la soluzione troppo presto. Gli elementi ci sono tutti, ma l’incastro si svela lentamente, con pazienza. Non bisogna dimenticare che i diversi tasselli si suddividono in due casi distinti da risolvere. Perciò la difficoltà è addirittura doppia, sia per il lettore che ne deve seguire le vicissitudini, sia per l’autrice che dimostra estrema maestria.
Infine, il cliffhanger conclusivo lascia il lettore letteralmente sconvolto e apre le porte ad un prossimo romanzo che si preannuncia ancor più denso e ricco di suspense.
I complimenti vanno all’autrice per l’abilità e la capacità di tenere il lettore incollato alle pagine come pochi sono in grado di fare. E alla casa editrice che ci porta una traduzione valida e meritevole di attenzione. Ci si augura che Neri Pozza si riservi un posticino per il prossimo romanzo di Johanna Mo, perché immagino che altri lettori, come me, siano ansiosi di scoprire quali saranno le future sorti di Hanna Duncker.
La cura del fuoco – Johanna Mo
Merida Hope


