L’ultimo vagone – Andrea Mara



Andrea Mara
L’ultimo vagone
Piemme
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𝐿’𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑣𝑎𝑔𝑜𝑛𝑒 è un giallo che dalle premesse iniziali già provoca piccoli brividi lungo la schiena. Sive, madre estremamente premurosa, perde di vista le sue due bambine, Faye e Bea. Le porte della metro davanti a lei si chiudono e non fa in tempo a raggiungere le figlie. Sarà però solo una delle due bambine a scendere alla fermata successiva. Cosa sarà mai successo all’altra? 

Andrea Mara si ispira direttamente ad un evento che lei stessa ha vissuto ed in tenera età, proprio quando le porte della metro le si sono chiuse davanti e i genitori erano già nel panico. Nel romanzo, però ,le vicende prendono, ovviamente, una piega più complicata.

Il coinvolgimento della polizia è sempre presente, ma di contorno, quasi come se non fosse tanto importante il focus 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜, bensì quello 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜. Non è un caso che l’autrice si concentri sulla vita di Sive e soprattutto su quella del marito, Aaron, un avvocato benestante e con una carriera invidiabile da chiunque lo conosca. Tra salti nel passato e nel presente, la lettura spazia fra la ricerca costante della povera bimba dispersa e momenti allegri di una rimpatriata fra amici. È a Londra che i coniugi Sullivan giungono per riabbracciare gli ex coinquilini di Aaron ed è a Londra che l’avvenimento della metro si manifesta e la verità, piano piano, fra bugie e sotterfugi, fra segreti e desideri, emerge in tutta la sua crudeltà.

I personaggi sono sfaccettati, ma si rivelano lentamente e, forse, mai del tutto. C’è Nita, donna viziata e superficiale, in netta contrapposizione con l’amabile Maggie (la mia preferita), oppure c’è Dave, il bravo ragazzo perennemente goffo e troppo chiacchierone. Infine, Scott, un uomo dotato di pessimo umorismo e famoso per non fare mai nulla di sensato. Fra loro si collocano i Sullivan, lei introversa ma affettuosa, lui vivace ma arrogante. Un gruppo che potrebbe essere simile a tanti altri, ma i cui membri forse non si conoscono fino in fondo.

C’è chi per fare la cosa giusta fa quella sbagliata, chi vuole semplicemente proteggersi, chi ha bisogno di reinventarsi per sopravvivere in una società che divora chi non sta al passo, chi sacrifica una parte di sé per fare del bene, chi per vincere è disposto a tutto e chi osserverà tutto questo e non si accorgerà di nulla. Una cosa è certa: tutti stanno mentendo, ma non si sa fin a che punto e a partire da quando.

Il risultato somiglia a un gomitolo di lana da districare, sgomitando fra personaggi del tutto inaffidabili e con un narratore onnipresente che non rivelerà facilmente il mistero.

Partendo dalla scomparsa di una bambina, si arriva a scervellarsi pagina dopo pagina per altre questioni, altre situazioni e quello che si può fare è semplicemente leggere con foga, nella speranza di arrivare al nodo della questione. Quel nodo però è tanto intricato, troppo.

È una lettura veloce che intriga grazie allo stile di scrittura estremamente scorrevole e che a ogni capitolo termina con un cliffhanger. La narrazione appare a tratti un po’ semplicistica e certe situazioni hanno un risvolto un po’ affrettato. Manca forse un guizzo di genio, ma sicuramente sono apprezzabili la struttura della storia e le buone idee. È impossibile infatti non rimanere coinvolti nel totale delirio che è stato messo in piedi con tanta inventiva, ma trattando comunque di avvenimenti realistici e non al limite del surreale.

Direi che 𝐿’𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑣𝑎𝑔𝑜𝑛𝑒 è la prova del fatto che una vacanza può rivelarsi un incubo. Qualcosa di così banale e quotidiano, come le porte di un vagone della metro, può dividere una famiglia. Esiste ciò che sta al di qua e al di là di quelle porte.

E quello che sta 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 è il riflesso di ciò che sta 𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖.

Micol Sponchioni

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