Il cuculo di cristallo – Javier Castillo



Javier Castillo
Il cuculo di cristallo
Salani
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Avvincente e affascinante, l’ultimo romanzo di Javier Castillo ci cattura sin dalle primissime pagine. Anzi, addirittura sin dalla nota introduttiva dove l’autore ci parla del cuculo e delle sue strane abitudini.

«Tutti hanno in comune un’alimentazione a base di insetti ma alcuni praticano il parassitismo di cova, uno straziante inganno della natura che consiste nel mettere le proprie uova nel nido altrui affinché i piccoli vengano allevati e nutriti e amati da un’altra madre (…) dopo la schiusa, il piccolo del cuculo toglie ogni speranza ai suoi fratelli adottivi, gettandoli nel vuoto (…)»

Solo procedendo con la lettura capiremo il nesso tra le informazioni iniziali e il resto della vicenda. Così come solo con lo svolgersi degli eventi si chiarirà la personalità e il ruolo del primo personaggio che Castillo mette in scena, colto nella drammaticità della sua fine. «Ti amo, disse tra i singhiozzi. Quando riaprì gli occhi era ormai troppo tardi.»

I fili che l’autore intreccia sono molteplici e le storie si dipanano a partire da tempi e luoghi distanti fino ad arrivare allo scioglimento dei nodi ancora irrisolti.

Cora Merlo, la protagonista, si narra in prima persona mettendo in luce la sua fragilità. Studentessa di medicina, desiderosa di specializzarsi in oncologia, deve improvvisamente rimandare ad altro momento i suoi sogni. Uno svenimento improvviso mette in luce la debolezza del suo cuore e il bisogno che lei ha di trovare un donatore per un trapianto che le permetta di sopravvivere. 

Charles Finley, un ragazzo più o meno suo coetaneo, morto in circostanze poco chiare, è il donatore che le permette di sperare. Ma a lei non sembra bastare: il fatto che un cuore non suo batta nel suo petto non le consente di essere serena e vuole conoscere il donatore, la sua vita, i suoi sogni spezzati, le sue speranze infrante. «Sentii le contraddizioni di un cuore che per me era ancora estraneo e mi resi conto che avrei dovuto abituarmi a conviverci. Quello che ancora non sapevo, era che fosse pieno di segreti.»

Da New York dove vive e studia, a Chester nel New Jersey dove abita la madre, fino ad arrivare a Steelville nel Missouri dove Charles viveva, è un susseguirsi di scenari e di contesti diversi, attraverso i quali Cora dovrà ricostruire il passato del suo cuore, capire il suo presente, riscrivere il suo futuro.

La storia di Charles, il donatore, non è stata facile: sofferente di una malattia genetica che rendeva le sue ossa fragili e facili a rompersi, ha sempre vissuto nella paura e nell’isolamento. Il fratello Jack, all’apparenza più forte, dopo la morte del padre, Edwin, è diventato, come tradizione di famiglia, sergente della stazione di polizia dello sceriffo della Contea di Crawford.

Uno strano destino incombe sul paese e, soprattutto, sulla famiglia Finley. Molte ragazze sono scomparse in circostanze mai chiarite. Una di queste era Mandy, sorella di Edwin, a sua volta sparito misteriosamente.

Castillo porta avanti due trame in contemporanea: da un lato la vicenda di Cora, narrata in prima persona, ambientata nel 2017: il nuovo cuore, la permanenza a casa della famiglia di Charles, il suo donatore, la sua partecipazione agli strani eventi che sconvolgono la vita del paese, la sua amicizia con Jack; dall’altro, la storia di Edwin, padre di Charles e di Jack, il suo amore per la famiglia e per la giustizia e la sua scomparsa in circostanze mai chiarite. La vicenda di Edwin viene raccontata a partire dai due anni precedenti la sua sparizione, cioè il 1998, fino ad arrivare al giorno della sua scomparsa nel 2000.

Qua e là, a intervalli ben calibrati, vengono inseriti stralci del diario di Charles che Cora ha fortuitamente trovato.

Appena arrivata a Steelville, la protagonista si trova coinvolta nelle ricerche per la scomparsa di un bambino. In maniera quasi miracolosa, la ragazza si sente attratta proprio verso il luogo dove un personaggio misterioso, che muove gli arti come fosse un uccello, ha deposto il piccolo, fortunatamente ancora in vita. «…una sorta di piccola danza o un segnale che solo la foresta poteva capire. Cosa stava facendo? Chi era? Dopo un po’ aprì le braccia, muovendole come fosse un uccello.»

Il proseguire della vicenda incalza e ci sembra di avvicinarci sempre di più alla risoluzione del caso che presenta, comunque, ulteriori sorprese.

Alla fine, rimane però un enigma: la malvagità è innata in alcune specie o segue un imprinting sconosciuto? Forse non c’è risposta oppure, forse, ciascuno potrà trovare la sua.

Michela Vittorio

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