Quando un rabbino con la Smart incontra un commissario le forze investigative raddoppiano e tutti devono farsi da parte!
Henry Silberbaum non è un semplice ministro di culto, è un uomo con tante passioni: sa spiegare il Talmud, sa raccontare divertenti barzellette, prendersi cura di giovani studenti e anziani ospiti della casa di riposo ebraica di Francoforte e, soprattutto, sa portare avanti una costante ricerca della verità.
Questo fa sì che la morte della ricca signora Axelrath, una donna tenace, sopravvissuta ad Auschwitz, non gli torni: pensa immediatamente a un omicidio ben camuffato, ma nessuno gli vuole credere.
Men che meno l’arcigno commissario capo Robert Berking.
Ma anche il severo tutore dell’ordine dovrà presto cedere alle argomentazioni del rabbino: l’amicizia tra i due nasce quasi come un corteggiamento prima timido, poi serrato e finalmente complice per risolvere il caso.
Il rabbino e il commissario si legge davvero con estremo piacere: è divertente ma non leggero, Henry Silberbaum spazia tra diversi argomenti andando anche a citare un autore blasonato come Simenon, apprezzandolo per l’opera ma non come persona per le sue convinzioni antisemite.
Abbiamo giusto il tempo di riflettere su qualche passaggio più serio e ci ritroviamo in una realtà familiare simpatica e coinvolgente: la relazione del rabbino con la madre, sempre pronta a cucinare e stirare le camicie.
Sono frequenti i termini ebraici, riportati nella traduzione con l’ortografia più vicina a quella italiana, a questo proposito vi consiglio di andare oltre la lettura del giallo: tutto il racconto è anche una precisa esposizione del culto e dei riti, senza che questo tolga ritmo e vivacità alla narrazione.
Il rabbino e il commissario non delude: una coppia che spero di ritrovare presto!