“Nel nome della madre” è un giallo con una narrazione fluida, avvolgente, sapientemente ritmata. La trama si dipana a partire dal ritrovamento del cadavere di una giovane donna a Vietri sul Mare, in provincia di Salerno, abbandonata seminuda sulla spiaggia in una mattina gelata di dicembre. Si scoprirà poi che la giovane era incinta, che aveva un passato burrascoso e che altre donne incinta, per lo più prostitute, sono state trovate morte nell’arco di poco tempo, sempre nelle identiche circostanze, senza che il colpevole sia stato individuato. Il nesso appare evidente e scatta la ricerca dell’assassino. La squadra impegnata nell’indagine rischia il tutto e per tutto e man a mano che la storia si dipana ci si affeziona alle storie così umane e così vere dei suoi protagonisti. Dell’ispettore di polizia Irene Bruno, determinata e impavida nel perseguire l’assassino (e così fragile tra le mura domestiche per la morte prematura del marito Giorgio); del vice commissario Andrea Titarelli, dottore in Legge e trapiantato al Sud da Perugia, uomo capace e dotato di grande intuito; di Amina Najib, poliziotta bella come una Madonna nera e di origini africane. E poi c’è Lui, l’assassino, le cui parole spuntano inattese qua e là nel romanzo. Un uomo con una patologia psichiatrica che ha sofferto e che ora uccide, che ha subito e che ora colpisce: la sua storia sofferta ci indica la via per comprenderne il movente. Ma c’è un colpo di scena, non è tutto come sembra, ci sono ancora nodi da sciogliere: fino alla fine, ciò che è non è mai come sembra. Aldilà dell’intreccio poliziesco è la maternità il perno attorno a cui ruotano le vicende di questo romanzo, una maternità ricercata, abusata, rinnegata. Ed è soprattutto la storia delle donne, del riscatto e della perdita, del dolore e del rifiuto, dell’incapacità di comprendere e di amare. Un thriller che mette sul tavolo tematiche pregnanti e antichissime ma pur sempre vive, che si interroga sul femminile senza scadere nel cliché, che scorre via veloce – come un poliziesco deve fare- non peccando mai di superficialità.
Nel nome della madre – Maria Cristina Grella
Caterina Nicolis Lundgren