Libri per ragazzi: Chiusi fuori – Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone

Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone
Chiusi fuori
Rizzoli

È da salutare con piacere l’approdo nella letteratura “minore” di uno scrittore con la maiuscola, cosa non usuale in Italia, a differenza dell’estero, basti pensare a Grisham autore di legal thriller il cui protagonista è il tredicenne Teodore Boone. Adesso finalmente scende in campo nientemeno che Malvaldi, “quello dei vecchietti del Bar Lume”, come è generalmente è conosciuto, anche per le fortunate serie tv, qui insieme con la moglie che per la prima volta compare con il suo nome in copertina dopo aver collaborato in incognito ai precedenti libri del marito. Merito di questo libro della coppia è quello di non essere un giallo per ragazzi come tanti altri, ovvero una storia molto semplice con un mistero che un ragazzo o una banda (con cane o gatto) risolve attraverso una vicenda più o meno avventurosa. No, qui c’è un vero giallo che non ha nulla da invidiare a quelli migliori per gli adulti. Solo che questo è scritto con l’esperienza del giallista professionale e occhio e mano attenti a lettori particolari, adolescenti. Motivo per sperare in un secondo.     

I due “chiusi fuori” cui allude il titolo sono due fratelli che si scoprono investigatori e una poliziotta spossessata del “caso”. Collerotondo è un paese di bruttezza disperante per Zoe, liceale quattordicenne che vi si annoia a morte, e l’undicenne Achille che vuole diventare chef e cucina piatti immangiabili, magari mettendo foglie di tasso al posto del rosmarino e provocando un’intossicazione al padre. Pur renitenti alla lettura, scoprono casualmente la bellezza dei gialli di papà e si perdono dietro le indagini di Miss Marple e Poirot.  In casa staziona pure l’assistente personale vocale Fulcra, che non serve a niente, ma che alla fine un aiutino lo darà anche lei. Nel villino accanto abita una signora con due occhiali spessi come oblò di nave e con due cani che abbaiano in continuazione e che lei porta una decina di volte fuori ogni giorno. I personaggi sono descritti con tratti che li definiscono alla perfezione senza bisogno di spiegazioni, e anche questo fa parte del mestiere di chi scrive. 

Quando finalmente Achille ottiene di cenare nel ristorante stellato La lupa e la luna, unica attrazione del paese, proprio quella mattina il proprietario viene trovato in cucina ucciso con un colpo di pistola al centro della cravatta. E si mette in moto la storia. La vicina di casa rompe gli occhiali e viene accompagnata in questura. Il socio e unico erede del ristorante potrebbe essere il maggiordomo colpevole del caso con quel nome che è tutto un programma, Hassane Hosni. Nel ristorante avevano cenavano malavitosi poi improvvisamente scomparsi e fra il personale qualcuno aveva precedenti penali. Un vicequestore è solito usare modi non proprio ortodossi. Perché un vecchio famoso restauratore di libri antichi portava nel ristorante asparagi selvatici anche se il proprietario li odiava? Intanto una Tesla elettrica color blu elettrico attraversa silenziosamente il paese.   

Naturalmente anche i due fratelli vengono coinvolti nelle indagini, e una frase pronunciata casualmente da Achille e rimuginata a lungo da Zoe, “Toccare non è usare. Usare non è toccare”, fa scattare una scintilla. Anche Fulcra fa la sua parte. Come si capirà il romanzo è scritto con quel tono leggero, brillante, frizzante di humour toscaneggiante che è un marchio di fabbrica. La conclusione avviene, come è giusto che sia, all’insegna della grande tradizione scenografica dei gialli classici: tutti riuniti i cucina, dove la vicequestora riassume e spiega, elenca indizi e prove, passa in rassegna i possibili colpevoli e inchioda l’assassino. Onnipresenti, Zoe e Achille ascoltano tutto da fuori, mettendo a frutto alcuni trucchi imparati dai grandi. A suivre?   

Da 12 anni

   

Fernando Rotondo

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