Vipere a San Marco – Paolo Forcellini



Paolo Forcellini
Vipere a San Marco
Marsilio
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Paolo Forcellini, veneziano, giornalista e scrittore, autore della serie dei thriller lagunari con protagonista il commissario Manente, questa volta si misura con un nuovo ed interessante personaggio: Alvise Salvadego.
Salvadego è il giornalista di punta dell’Istrice, il “quotidiano del Nordest” e lavora all’interno di una redazione piena di personaggi ben caratterizzati dall’autore ed immessi magistralmente nella storia. Forcellini riesce da subito con la maestria di un autore navigato quale è, a rendere oltre all’immagine il senso del ruolo che ogni personaggio ha all’interno della redazione stessa. Così nella sala riunioni per il briefing mattutino di redazione, abbiamo a che fare con il rude direttore, Piero Zambon, soprannominato il Grizzly, un orso alto come un armadio e largo poco meno, con l’Ex, il precedente e minuto direttore che ha lasciato il prestigioso incarico ma non il lauto stipendio, diventato l’editorialista dell’Istrice, poi c’è Baldo Nordio, soprannominato Culodipietra per il suo proverbiale legame con la sedia della sua scrivania e non per ultimo, con Nazareno Deogratias, vaticanista, cattolico, conservatore e bigotto.
In redazione c’è anche Gaspara Maravegia, soprannominata Gas, anch’essa dal cognome inequivocabilmente caratterizzante, infatti è una meraviglia di esemplare femminile dagli occhi viola come Liz Taylor e già dalle prime pagine, risulta essere il centro delle attenzioni del nostro Salvadego. Gaspara si occupa delle pagine culturali dell’Istrice e man mano che la storia va avanti la sua prorompente bellezza quasi scompare, facendosi eterea e lasciando il posto alla grande conoscenza della città in cui vive, risultando alla fine essenziale per la risoluzione delle indagini
In una Venezia bellissima e nobile, si consuma la misteriosa sparizione del patriarca, Franco Bisato. La redazione dell’Istrice viene subito messa in allarme e Alvise Salvadego assieme al suo amico Bastiano Possamai, vicequestore della città lagunare, iniziano a interrogarsi sulla sparizione del reggente la Chiesa di Venezia. È stato rapito oppure si è allontanato a causa della depressione causata dalla morte del fratello di qualche mese prima?
L’indagine appare più intricata di quanto ci si potesse aspettare. I nostri protagonisti si trovano ad indagare in un ambiente ecclesiastico protetto da tradizioni secolari, ma nello stesso tempo si muovono in una Venezia attuale e in un Nordest che aspira all’indipendenza per mano di alcuni facinorosi Naziskin. Ed è in questo contesto, in una città già sconvolta per la sparizione del Patriarca che c’è il sentore che qualcuno stia per organizzare un attentato in piazza San Marco.
La narrazione è fluida, il romanzo avanza spedito verso la soluzione del complicato intrigo intervallando gustose ricette della tradizione a delle minuziose, ma mai leziose, descrizioni storiche e artistiche di una città ricca di gloria e di storia come poche e lo fa con un linguaggio che attinge spesso nella parlata veneziana. Anche qui la sapienza dell’autore nel dosare il veneziano all’italiano si palesa rendendolo chiaro e di facile comprensione per tutti. 
Gli ingredienti per un giallo avvincente ci sono tutti, i personaggi sono tutti funzionali alla storia, resta solo da capire il Patriarca che fine ha fatto… 

Salvo Di Caro

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