In una Londra dai contorni spettrali che ricordano quelli di Gotham City si sta combattendo una lotta senza quartiere al virus dell’aviaria che ha infettato ormai quasi tutta la capitale. Ospedali traboccanti di malati fino al collasso, strade vuote, negozi chiusi, mascherine, esercito e polizia che pattugliano le strade sono la normalità per una città ormai giunta allo stremo. Durante gli scavi per un nuovo ospedale però accade qualcosa di inaspettato: in un borsone sportivo vengono ritrovate ossa umane, ossa piccole che appartengono chiaramente a un bambino. L’ispettore Jack MacNeil viene subito inviato ad indagare per scoprire a chi appartengono quei poveri resti e come siano finiti lì. Le ossa sono bianche e le scalfitture sulla loro superficie significano che la carne è stata asportata maldestramente con un coltello. Il compito di ridare un volto alla piccola vittima viene dato ad Amy, un’esperta di ricostruzione facciale. E così il cranio inespressivo si trasforma nel viso di una bimba dai tratti orientali e affetta da labbro leporino. Risalire all’assassino sembra un’impresa impossibile, ma un biglietto della metropolitana ritrovato sulla scena del crimine è un primo importante indizio che attraverso una lunga catena di deduzioni porterà MacNeil sulle tracce del colpevole, non prima però che la sua stessa vita, e quella delle persone a lui care, sia messa in pericolo.
Che dire? Una Londra in lockdown alle prese con una pandemia inarrestabile non sembrerebbe un tema originale… L’originalità però risiede nel fatto che l’autore ha scritto il libro nel 2005, immaginando quello che avrebbe potuto succedere in un mondo alle prese con una pandemia più temibile della Spagnola. L’idea, così estrema, non piacque agli editori che non vollero pubblicare lo scritto. E cosi a distanza di quindici anni, divenuto l’argomento drammaticamente attuale, il romanzo vede la luce.
La narrazione inizia lenta per poi procedere sempre più serrata e trascina il lettore alla rivelazione finale. Quello che inizialmente poteva sembrare un “banale” crimine da serial killer in realtà è qualcosa di molto più complesso e quello che scoprirà MacNeil non sarà facile da accettare.
I personaggi hanno una fisionomia ben delineata, primo tra tutti Jack, il gigante scozzese. Provato nella vita e negli affetti, come tutti i bravi eroi, deve cercare di uscire dal torpore esistenziale che lo pervade e lottare per ottenere giustizia, per la piccola vittima di una crudeltà indicibile. Il dolore per quella morte infatti è in qualche modo figura del dolore per la fine tragica del figlio Sean, per la sua incapacità a costruire un rapporto familiare stabile. Al suo fianco Amy, provata ma non vinta da un incidente che l’ha confinata in una sedia a rotelle, il superiore Laig, cinico ma non troppo, il fragile anatomopatologo Tom Bennet. E dall’altra parte della barricata troviamo i cattivi: Pinkie, lo spietato killer dalla triste storia familiare e che solo alla fine riesce a dimostrare un barlume di umanità, ma soprattutto l’enigmatico Mr Smith che tesse nell’ombra le sue oscure e perverse trame. Scoprire la sua identità significherà capire anche il suo movente.