Venerdì 1 dicembre e sabato 2 dicembre si terrà a Bologna Paura sotto la pelle, brividi dalla pagina allo schermo, realizzato dal LABORATORIO DELLA CONTROREALTA’. presso l’Auditorium Enzo Biagi di Salaborsa (P.zza del Nettuno, cuore culturale della città, il primo evento bolognese sulla “paura tra virgolette”. Un evento mediatico dedicato all’analisi del misterioso processo in grado di suscitare la paura nel lettore o nello spettatore. Tra i relatori di venerdì ci sarà anche Gianluca Morozzi che parlerà del rapporto tra parole e immagini nel fumetto della paura-
Milanonera gli h rivolto qualche domanda in anteprima.
Gianluca, le parole possono fare più paura delle immagini?Certo. La cosa che più ci delude nel novanta per cento dei film horror è l’apparizione del Mostro, della cosa che fa paura, che dal momento in cui non viene più evocata e immaginata diventa spesso deludente. Nel caso delle parole, il Mostro ce lo costruiamo in buona parte in testa, e lo rendiamo pauroso noi, se lo scrittore è abbastanza bravo da lasciarci un margine di creazione.
Tu come riesci a spaventare i tuoi lettori?
Ragionando da lettore. Penso: se stessi leggendo questa scena da lettore, mi spaventerei? Se la risposta è sì, allora funziona.
Qualche volta riesci a spaventare anche te stesso?
Mi sono spaventato solo una volta di quel che stavo scrivendo: nel finale di Chi non muore, quando la mia cara Angie entra nella soffitta e trova, be’, quello che trova. Lì ho avuto paura per lei.
Dopo l’era d’oro dei mostri e quella degli assassini psicopatici, cosa è oggi a far davvero paura?
L’incertezza. La maggior parte della gente vive in uno stato di incertezza economico, e non sapere come vivremo da due, cinque o dieci anni è più terrificante di qualunque mostro venuto da una cantina buia.
Nelle tue opere ricorrono spesso atmosfere claustrofobiche, è quella la tua più grande paura?
No, quello è un espediente che uso per spaventare i lettori. A me spaventano le altezze, da sempre. Vorrei vedere Man on the Wire, il film sull’uomo che ha attraversato lo spazio tra le Torri Gemelle camminando su un cavo, ma mi sento male solo a scrivere queste parole, quindi temo che non lo guarderò.
Quale credi sia il mezzo più efficace per rappresentare e trasmettere la paura?
La forma racconto. Il romanzo spesso è costretto per sua natura a raccontare troppo, troppi particolari, troppe azioni, e non tutti i romanzi sono capolavori come It. Ma racconti come Gioco d’ottobre o Nato d’uomo e di donna, o certi racconti di Anna Starobinec, di brividi ce ne mettono parecchi in pochissime pagine.
L’appuntamento con Gianluca Morozzi è per venerdì 1 Dicembre a Bologna