Il valzer dell’impiccato, torna Lincoln Ryme e indaga in Italia.
Jeffery Deaver ogni tanto lo fa. Lascia il suo personaggio, creato con maestria ne Il collezionista di ossa, e sperimenta nuove storie e differenti “cattivi” che fa parlare in maniera diversa e agire come se fossero dei dilettanti del crimine. Sono esperenti, appunto. Che a volte raccolgono consensi tra i lettori appassionati del genere e altre volte proprio no.
Così, di tanto in tanto, anche uno che vende parecchio come Deaver capisce che il “primo amore” non può essere dimenticato né da lui né dai suoi amati lettori e riscrive thriller il cui unico e solo protagonista resta sempre l’indagatore per eccellenza Lincoln Ryme.
L’ultima fatica letteraria del genere è Il valzer dell’impiccato (Rizzoli 2017) dove l’autore partendo dall’Upper side di New York arriva alle campagne napoletane e ai vicoli e alle stradine della città partenopea seguendo la scia di un pericoloso e allucinante serial killer che rapisce e soffoca lentamente le sue vittime per ricreare la melodia perfetta da “regalare” alla sua musa.
Il soggetto del thriller non sarebbe originalissimo in sé ma Deaver è un vero maestro della suspense e confeziona una griglia narrativa con i controfiocchi facendo muovere il killer in ambienti e condizioni differenti e scrivendo la storia a piani.
Indagini parallele di crimini all’apparenza diversi che si intersecano e si amalgamano in una narrazione bella e che coinvolge il lettore.
Accanto all’amatissimo investigatore paraplegico, Lincoln Ryme, la sua squadra di sempre con Lon Sellitto e Mel Cooper a New York e la sua compagna nonché sua alleva Amelia Sachs che questa volta lo segue a Napoli per essere, come scrive sempre Deaver: “i suoi occhi e le sue gambe”.
Ed è proprio la trasferta italiana che rende Il valzer dell’impiccato una vera novità nel mondo della scrittura di Jeffery Deaver. L’autore, infatti, non si limita a scegliere la città di Napoli come scenario dell’azione del suo romanzo ma dimostra di conoscerla davvero a fondo. Di conoscerne le abitudini, il clima, i vicoli più nascosti, l’architettura, il cibo e anche qualche parola di dialetto disseminata qua e là. Un omaggio all’Italia e in particolare all’Italia del sud che non può lasciare indifferenti i lettori italiani ma che senz’altro non mancherà di stupire e affascinare anche i lettori internazionali dello stesso Deaver.
Chicca assoluta del romanzo un giovane e più che volenteroso ragazzo campano che di mestiere fa la guardia forestale ma che ha lo stesso fiuto e intuito dei più preparati investigatori del NYPD e che aiuterà tante le autorità investigative italiane che la squadra di Ryme nella cattura del serial killer.
E così dai magazzini abbandonati di Manhattan e Brooklyn ai sotterranei e le terrazze di Napoli
Il valzer dell’impiccato disegna un viaggio attraente e meraviglioso per il lettore che rimane senza fiato fino all’ultimo capoverso dell’ultimo capitolo.