Ultima, in ordine di tempo, convincente fatica letteraria di Giuseppe Aloe, Ieri ha chiamato Claire Moren è un finissimo (passatemi il termine) giallo psicologico, tutto giocato sulla introspezione e sui sentimenti più intimi del protagonista.
Il luogo dove la storia si svolge è, volutamente, indeterminato, anche se qualche congettura, basandosi sulle scarne descrizioni, si potrebbe fare. Ma non è questo che importa o interessa il lettore.
S. è appena uscito dal carcere, dove ha scontato diciotto anni per l’omicidio per strangolamento dell’ex amante Anni, donna bellissima, insoddisfatta, misteriosa e, come apprenderemo poi, piuttosto volubile.
Sconfitto dalle vicende della vita, quasi desideroso di scomparire per sempre agli occhi del mondo, S. acquista un piccolo bungalow su un’isoletta di fronte alla costa, dove soggiornare tranquillo, anche se spesso in preda a sensi di colpa, incubi e a una cupa e opprimente cupio dissolvi.
Sull’isola farà però ben presto un incontro che gli cambierà, ancora una volta, il corso dell’esistenza. Gagliardi, un misterioso, anziano signore che vive in una casetta poco lontano dalla sua, con un unico scopo ormai nella vita, quello di trovare e uccidere Marygold, lo convincerà infatti a ristudiarsi le carte processuali, al fine di provare la propria innocenza.
Per farlo, S. tornerà in città e chiederà aiuto al fratello, affermato avvocato, il cui studio lo aveva difeso, senza troppo successo, all’epoca del processo, quando tutte le evidenze erano contro il protagonista.
Durante le sue ricerche, S. incontrerà parecchie difficoltà. Dove è finito, ad esempio, il diario della donna, che, fra appunti più o meno cifrati, teneva anche una singolare contabilità? Chi è Claire Moren, il cui nome viene citato dalla vittima? Chi attenta alla vita del commissario Cameron, che al tempo aveva incastrato S. e ora lo sta aiutando nella sua ricerca della verità? Ma, soprattutto, se S. è davvero innocente, chi è il vero assassino?
Il mio riassunto è durato fin troppo e finisce qui. Il lettore scoprirà presto chi è Marygold e perché Gagliardi lo cerca per ucciderlo ma, soprattutto, seguirà passo dopo passo, attraverso i fatti, ma più ancora attraverso le sensazioni più intime del protagonista, il tentativo di S. di fare luce sulla vicenda che lo ha visto condannato a una lenta morte diciotto anni prima.
Tutto poi si spiegherà logicamente, e il finale, come ogni buon giallo, riserverà la sua bella sorpresa con il botto, confermandoci anche, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che troppo spesso l’apparenza inganna.
Bel libro, con un inizio solo apparentemente un po’ troppo lento e introspettivo, da cui non bisogna assolutamente lasciarsi disorientare. Ben presto infatti la tensione e la suspense prendono il sopravvento, e il lettore, fra vari colpi di scena, misteriose incursioni notturne e tentativi di omicidio, viene totalmente coinvolto nella storia, tutta narrata in prima persona, con un’attenzione particolare, come ho già detto, alla sfera psicologica del protagonista, di cui Aloe ci descrive con delicata maestria sogni e incubi, sensazioni, desideri e turbamenti.
Ben scritto, ben orchestrato, sapientemente condotto, intimo e intrigante.
Ieri ha chiamato Claire Moren
Gian Luca Antonio Lamborizio