Intervista: Claudio Chiaverotti e il suo Morgan Lost

l_orologio_del_tempo___morgan_lost_5_coverMORGAN LOST, UN CACCIATORE DI SERIAL KILLER CHE INFRANGE L’OROLOGIO DEL TEMPO!
questo mese è in edicola “L’orologio del tempo”, quinto albo della serie Morgan Lost, thriller a tinte forti (grigio e rosso sangue) edito da Sergio Bonelli Editore.
Cominciamo dalla fine:
Claudio, cosa ci racconti di quest’albo?
Il minimo indispensabile, come dev’essere per ogni thriller. Morgan dà la caccia a un assassino ferocissimo con la maschera da caimano, e la storia è scandita da una modalità temporale anomala, tanto che ho lanciato ai lettori una sfida: indovinate da quale film è stata tratta la scansione narrativa della storia. Il tutto parte dalla credenza che, quando stai per morire, la vita ti scorra davanti agli occhi come un film…ma in questo caso la pellicola scorre in un proiettore impazzito, che talvolta scambia stralci di film e confonde presente e passato…stop. Leggete e divertitevi.

Nonostante il comparto dell’editoria, compreso quello dei fumetti, sia in crisi, la Bonelli sembra vivere un momento di grande vitalità con molteplici iniziative, nuovi progetti e nuove collane fra le quali spicca quella di Morgan Lost. Qual è la marcia in più che questa storica casa editrice ha e che mette nei suoi prodotti?
Credo l’entusiasmo e la passione che Davide Bonelli ha ereditato da suo padre Sergio, anima della Casa Editrice fin dalla sua nascita.

Vuoi parlarci di Morgan Lost questo personaggio che hai ideato e che sta avendo un grande riscontro tra i  lettori? C’è un attore o un personaggio al quale ti sei ispirato per crearlo?
Ero partito da Ethan Hawke, che mi sembrava un volto non solo bello ma anche interessante, con personalità. poi ogni disegnatore ha dato la sua interpretazione, e diciamo che adesso Morgan Lost somiglia a Morgan Lost (qualcuno dice un po’ Delon giovane, forse…). Il personaggio, poi, condivide le mie paranoie e le mie paure metropolitane: insonnia spinta a livelli vampireschi, con il  mal di testa che ne consegue. Lui al ricordo di traumi violenti balbetta (io no), lui vede arrivare dal mare i fantasmi dei serial killer che ha ucciso, che galleggiano su sedie di legno e lo fissano duri, severi, senza dire una parola (io no), lui porta una maschera tatuata sul volto e io per vergogna agli incontri metto sempre gli occhiali scuri, lui è un discreto figo e io no, ma transeat.

Con Morgan Lost effettui un viaggio nel male, perché hai scelto i serial killer come antagonisti?
Perché sono emblematici, perché Morgan Lost è un uomo fragile che si avventura nell’oscurità della sua anima, ma anche i serial killer hanno un’anima oscura, e in una storia Morgan Lost  pensa che, forse, lui e Wallendream, la rockstar dei serial killer di New Heliopolis (la metropoli in cui vive) sono le due facce della stessa medaglia. Nella posta, un ragazzo ha scritto che Morgan Lost è una storia sulla fragilità umana. poi ci sono anche i serial killer.

Cosa simboleggia la maschera?
La maschera di Seth è stata tatuata sul volto di Morgan e Lisbeth quando il nostro era il gestore di un cinema d’essai. La maschera rappresenta il suo senso di colpa per non essere riuscito a salvare la sua fidanzata.

DSC_5525-940x530Perché hai scelto un’ambientazione anni 50 ?
Non è un anni ’50 preciso, ma un’ucronia, un’ architettura anni ’50 contaminata da influenze antico egizie (gargoyle con la testa di Anubi o di Seth). E’ un mondo stile “Brazil” di Terry Gilliam in cui la burocrazia ha preso il potere e la violenza è spettacolarizzata nel notiziario dei serial killer, appunto. Questi anni ’50 non hanno subito la seconda guerra mondiale, perché la spia inglese Marlene Dietrich ha ucciso Adolf Hitler, e Morgan Lost  indaga con la tecnica del profiling, nel nostro mondo ideata dallo piscologo dell’FBI John Douglas negli anni ’70, e invece nel mondo di Morgan Lost è accaduta un’altra cosa: nel ’32 Anna Freud, la figlia di Sigmund, è stata rapita e uccisa da un maniaco. Il padre, distrutto dal dolore, ha abbandonato gli studi sui sogni per studiare la psicologia della mente criminale,elaborando il primo trattato di profiling sui serial killer.

La scelta grafica ,innovativa per la Bonelli, di inserire un colore oltre il bianco e nero, in questo caso il rosso, è stata, secondo te, una delle artefici di questo successo?
Il daltonismo di Morgan è venuto prima o dopo il disegno?
Brava, avevo dimenticato di dire che Morgan Lost  è daltonico, e vede la realtà in sfumature di grigio e di rosso, come noi la raccontiamo. Il daltonismo è venuta in contemporanea alla scelta grafica, ne è la giustificazione e il fine ultimo. Noi vediamo le storie di Morgan Lost come se fossero filmate da una telecamera con il suo stesso difetto cromatico.

Capita che un personaggio si adatti al disegno e non viceversa?
Capita di tutto…

Quanto conta il rapporto e il confronto con chi trasforma in immagini le tue storie?
Conta molto, infatti in base al disegnatore, la storia avrà un impatto rispetto a un altro, ma fa parte del gioco.

Che fumetti ama e legge Claudio Chiaverotti? Americani, francesi, italiani… quali sono i tuoi autori e disegnatori di riferimento?
Io sono un appassionato di cinema, vedo due film al giorno, i fumetti sono il mio lavoro  e anche una passione, ne leggo, ma non troppi. L’autore straniero di riferimento forse è Garth Ennis, quello di Punisher e molte altre serie, che sa “sporcare” e rendere non dico umani ma Tarantiniani i
personaggi dei comics, quindi sempre sopra le righe, come tutti i personaggi che racconto io, da ML ai serial killer ai comprimari.

In media il  fumetto quali armi ha al suo arco in più rispetto alla narrativa e al cinema?
Ovviamente il fatto che costa molto meno, non hai  attori “primedonne”  e non devi impazzire per effetti speciali, location e fotografi. Ma ti parla un appassionato totale di cinema, che a 18 anni voleva partire per Roma e tentare di entrare al centro sperimentale. Sarebbe stata un’altra vita.

Leggi thriller, gialli o noir? Quali autori ami?
Prima di tutti Thomas Harris, non so perché, ha un’alchimia strana che si fa leggere in 4-5 gg, persino per un lettore lento come me. E dire Ellroy sarebbe quasi scontato. Tra gli italiani Pieluigi Porazzi, lo trovo bravissimo, e anche Alessio Romano.

Hai mai pensato di scrivere un libro?
Sì, e mi piacerebbe molto… L’unico dubbio è se i miei personaggi, sempre sopra le righe, potrebbero funzionare per un thriller realistico. E se qualche editore, ovviamente, volesse il folle Chiaverotti tra i suoi ranghi.

Cristina Aicardi

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