E’ arrivato in Italia il primo noir storico della famosa scrittrice spagnola Susana Martìn Gijon ambientato nella città di Siviglia del XVI secolo. Nella città ricca e fiorente, crocevia di etnie diverse la multiculturalità si mescola alla superstizione, convivono insieme libertà di costumi e potere religioso.
La santa inquisizione condanna e fa paura mentre i potenti continuano a godere dei loro privilegi ed il popolo si trascina tra miseria, schiavitù e sotterfugi utili alla sopravvivenza. In questo scenario si fondono lusso e tenebre, il postribolo più famoso della città si trova di fronte al convento delle Carmelitane Scalze, ordine monastico tra i più rigorosi.
Siviglia aveva all’epoca il monopolio nella Compagnia delle Indie e proprio quando la flotta si appresta a partire una macabra scoperta scatena il panico: la testa di una donna con il volto straziato e i capelli rossi è stata appesa alla polena della Soberbia, la nave ammiraglia della flotta reale.
Prende avvio la narrazione di una storia potente e coinvolgente che ha come principale protagonista la bellissima Damiana, prostituta mulatta del più famoso bordello della città che decide di indagare sul crimine coinvolgendo una suora carmelitana, suor Catilina, un tempo sua amica d’infanzia e nel cuore di Damiana sempre Carlina.
Dall’unione di queste due improbabili detective nasce una storia ricca di colpi di scena in cui niente è come sembra ed in cui Damiana è coinvolta molto più di quanto lei stessa pensi, arrivando a scoprire impensabili dettagli sulla sua origine.
La narrazione scorre veloce e coinvolgente, l’abile penna della scrittrice racconta di palazzi sontuosi, di vicoli oscuri e maleodoranti, di stratagemmi usati da chiunque voglia sopravvivere ed abbia segreti inconfessabili da difendere.
Però secondo le stesse parole dell’ autrice stavolta il romanzo racconta la storia “da un punto di vista differente, quello del popolo, non da quello dei privilegiati. Volevo dare voce, anzi restituirla, al popolo e alle donne”. Infatti sono proprio le donne protagoniste della storia ed ascoltiamo ancora l’autrice “mi sembrava necessario raccontare la storia delle donne dell’epoca, dare loro finalmente lo spazio e la voce che meritano. Mi sembrava giusto raccontare storie come quelle della mia protagonista e della sua migliore amica, la prostituta e la suora, perché donne come queste avevano tanto da raccontare e invece sono passate inosservate, quasi come se fossero invisibili. Anche le più grandi donne che erano riuscite a farsi un nome all’epoca, oggi continuano ad essere semi-sconosciute. E a me questa cosa proprio non piace”.
Sono tanti i temi affrontati nel romanzo non ultimo quello del colonialismo che se tante vittime ha causato tra gli indigeni, altrettante ne ha generato tra i marinai che partivano verso l’ignoto non sapendo se la sorte avrebbe loro concesso di ritornare.
La storia principale ambientata, come abbiamo già detto, nel XVI secolo è a tratti interrotta da alcuni capitoli che parlano di un lontano passato datato nel XIII secolo circa.
Il senso di questa rievocazione sarà chiarito verso la fine del romanzo.
Il romanzo è scritto molto bene, i dettagli sono rigorosi ed i personaggi, tutti, sono delineati e credibili, si nota dietro la narrazione uno studio meticoloso e quasi ossessivo perché nulla fosse casuale e caotico, un mix straordinario di romanzo storico e noir che sicuramente coinvolgerà i lettori.
Susana Martín Gijón (Siviglia, 1981) è una delle più apprezzate scrittrici di noir in Spagna. Giurista specializzata in relazioni internazionali e diritti umani, dopo essersi formata professionalmente in Italia si è occupata di sviluppo socioeconomico, cooperazione internazionale, diritti civili. Nella sua carriera di scrittrice, iniziata nel 2014, è stata finalista di numerosi premi tra cui: Premio Literario Felipe Trigo e La Trama/Aragón Negro. Di grande successo i suoi cicli polizieschi con protagoniste Annika Kaunda e Camino Vargas. 1580: morte a Siviglia è il suo libro d’esordio in Italia.