Fabio Geda è nato nel 1972 e vive a Torino.
E’ laureato in scienze della comunicazione indirizzo marketing. Come obbiettore di coscienza aveva prestato servizio civile presso i Padri Salesiani dell’oratorio di Venaria. Il lavoro in campo sociale gli era piaciuto e aveva deciso di continuare a lavorare in questo campo, come educatore per i servizi sociali del Comune di Torino dapprima con i minori di strada a San Salvario e dal 2000 in casa alloggio occupandosi di adolescenti, in prevalenza stranieri, con pesanti esperienze di vita alle spalle. Il lavoro che svolge è pieno di piccole sconfitte quotidiane, non si aspetta né conferme né grazie per il suo lavoro. Deve esercitare moltissima pazienza e costanza sperando che un giorno quello che fa abbia un senso, che i suoi insegnamenti vengano ricordati dai ragazzi e che li aiutino a crearsi un futuro migliore.
Scrivere è per lui una catarsi, per questo scrive storie di speranza.
Scrive da sempre, a scuola scriveva racconti nell’ora di matematica e li pubblicava sul giornalino della scuola. Quando scrive cerca di non riferirsi ad altri libri, ascolta musica, visita mostre d’arte e vede film.
Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani è il suo romanzo d’esordio, che è stato selezionato per il Premio Strega e è finalista del Premio Stresa di Narrativa. Nato da un collage di varie storie, era stato iniziato in ottobre 2006 e finito in marzo 2007. Proposto il manoscritto alla casa editrice Instar, a pochi minuti da casa sua, dopo soli 20 giorni è stato contattato per la firma del contratto.
Valeria Parrella, critica di Grazia, e Amica della Domenica del Premio Strega, che lo aveva letto in bozza per recensirlo, entusiasta, lo aveva subito segnalato alla Fondazione Bellonci.
E’ quasi pronto il secondo libro, « Senza titolo 07 » che narra le vicissitudini di una famiglia che vive nella periferia di una grande città, raccontate alcuni anni dopo dalla figlia che aspetta un bambino.
Ha già parecchie idee per quello successivo, per ora le inserisce in files sul computer.
Con quale alchimia hai convito il tuo editore a pubblicare un esordiente?
Per pubblicare il mio libro avevo deciso di rivolgermi a editori che sono disposti a scommettere sui giovani senza richiedere contributi. Tra questi, uno in particolare aveva la coincidenza di due grandi vantaggi: era a 10 minuti in bici da casa mia e aveva pubblicato libri simili al mio. Purtroppo pubblicava solo autori stranieri. Ho deciso di tentare ugualmente, dopo una ventina di giorni mi hanno chiamato.
Consiglieresti a chi scrive di seguire un corso di scrittura creativa? perché?
Sono passato per la scuola Holden, frequentando corsi serali e di week end che mi sono stati molto utili. Consiglio a chi vuole scrivere di frequentare uno di questi corsi, senza troppe aspettative. Non riceverà ricette o formule segrete, ma molti stimoli e maggiore consapevolezza.
Autore preferito (perché?)
Non c’è nessun autore del quale mi piaccia tutto, mi piace molto Paul Auster.
La più bella soddisfazione avuta come scrittore?
Per adesso l’essere stato selezionato per il Premio Strega.
Quando trovi il tempo per scrivere e cosa fai nella vita per vivere?
Scrivo sopratutto la mattina perché lavoro principalmente di pomeriggio. Prima scrivevo molto di notte perché mi sembrava di potermi concentrare meglio. Scrivo direttamente al computer, senza il computer forse non sarei mai diventato scrittore. E’ molto importante per me vedere subito il risultato finito.
Si può vivere di sola scrittura oggi? Pensi che ci riuscirai un giorno?
Sono pochi quelli che vivono di sola scrittura, spero di riuscirci un giorno anche se spero di avere la forza di non lasciare mai il lavoro nel sociale. Scrivere è un’esperienza solitaria, io ho molto bisogno di incontrare persone con le quali avere relazioni significative.
Che opinione hai degli agenti letterari? Ne hai uno?
Non ne ho ancora uno ma penso che prima o poi sia necessario averne uno. All’inizio, finché ti sembra di essere trattato bene dalla tua casa editrice, non è necessario. Se il mestiere dell’agente è farti cavare soldi da quello che scrivi, va bene.
Favorevole o contrario ai premi letterari?
Credo molto nei premi letterari con una giuria popolare, vorrei credere di più negli altri. Oggi le esigenze commerciali delle case editrici sono tali da non dare più fiducia nel risultato.
Per cosa faresti carte false (editorialmente parlando)?
Per scrivere la sceneggiatura di un film.