Andrea Vitali

Le letture fondamentali di Andrea Vitali bambino furono il Calendario di Frate Indovino, appeso nella casa delle zie nubili che spesso lo ospitavano e il catalogo dei Fratelli Ingegnoli, storici fioristi di Milano. Entrambi trovano ancora posto nella sua casa anno dopo anno.
Ha appena terminato di scrivere un romanzo ambientato a Bellano tra il 1950 e il 1951, tra ladri poco avveduti dei quali ha memoria diretta, alcuni dei quali figurano oggi tra i suoi pazienti. Il titolo dovrebbe essere “La modista – storia con guardia e ladri”, uscirà a novembre.
In questi giorni sta terminando un racconto lungo che si intitola “Una farfalla gigante”, una storia di corna che ha iniziato e interrotto più volte. E’ la storia di uno scambio di carte di identità in un hotel che ingenera una serie di equivoci.

Di solito scrive di mattina, molto presto, con la matita e poi ricopia con il computer. Ama la penombra, usa una lampada con la luce molto fioca e raramente apre le persiane del suo studio. Nel tempo libero legge, ha appena letto “Un’estate al mare “di Giuseppe Culicchia, sta leggendo “Il ponte della solita ora” di Alberto Ongaro e fuma le “Parisiennes” di vari colori. Non pratica sport. Andrea Vitali esercita la professione di medico di base a Bellano (LC) dove vive dalla nascita.

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere.

Avrei voluto scrivere “La promessa” di Friedrich Dürrenmatt, non avrei voluto aver scritto “A partire dai nomi”.

Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?

Sono uno scrittore tout court perchè mi piace la parola francese.

Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.

Sul mio comodino tengo “La stanza del vescovo” di Piero Chiara, Edizione Club degli Editori 1977.

Mi piace “La valigia dell’attore” di Francesco De Gregori, che evoca l’odore di muffa dei teatri di periferia e le lenzuola degli alberghetti dalla dubbia pulizia … l’ho ascoltata anche stasera in auto e la riascolterò tornando a casa.

“Profondo rosso” è il film perfetto di Dario Argento, apprezzo anche la sua musica.

Si può vivere di sola scrittura oggi?

Si, se si ha un buon sviluppo marketing con alte vendite dei libri. Io preferisco continuare ad avere due lavori che
fanno parte di me, della mia vita, anche per avere momenti con la mente libera. E’ mio desiderio poter ridurre in futuro il tempo dedicato alla medicina e dedicarmi con più tranquillità alla scrittura.

Mi piace molto esercitare la professione di medico, sarebbe fantastico poter ridurre la burocrazia, la montagna di carte che dobbiamo produrre nella prescrizione degli ausili medici per gli anziani e gli invalidi.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?

Indifferente, la vera scuola è leggere libri, sono quelli che formano e fanno capire se si ha voglia di raccontare, insegnano a scrivere in generale.

Tu hai visto la trasposizione cinematografica di un tuo libro: che effetto ti ha fatto? E’ vero che nel passaggio fra la carta e la pellicola si perde qualcosa o no?

Ho provato un senso di assoluta estraneità, ho visto una cosa diversa dal libro, con il finale decapitato, non credo che ripeterei l’esperienza.

ambretta sampietro

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