L’attesa dell’arrivo di Sarah Maestri alla presentazione di “La bambina dei fiori di carta” alla Mondadori di Milano avviene in un clima surreale. Molte persone eleganti che gesticolano, qualche suono gutturale, quasi tutte con in mano il libro di Sarah infarcito di foglietti, segnalibri. (Sono i soci di “Oltre ogni senso”) Sono persone sorde affiliate all’ENS (Ente Nazionale Sordi) con cui Sarah collabora e che assisteranno alla presentazione grazie alla presenza di un’interprete nella lingua dei segni. Lettori attenti, che hanno portato dei regali e alla fine rivolgeranno anche alcune domande. Viene spontaneo comunicare con loro a gesti senza usare i suoni. Sarah richiede alle sue presentazioni la presenza di un interprete nella lingua dei segni ogni volta che è possibile, per dar modo anche ai non udenti di partecipare.
Com’è nato “La bambina dei fiori di carta?
Ho iniziato a scrivere il 22 luglio 2008, seduta in un bar della Galleria Colonna a Roma. Avevo appena incontrato i medici del sorriso, ho pensato di scrivere una lettera a me stessa raccontando la storia della mia malattia. Per scrivere avevo solo uno scontrino e ho scritto lì. Quando sono tornata a casa, ho acceso il computer e ho ricominciato a scrivere. Per 20 giorni di fila ho buttato sul foglio tutto quello che avevo dentro, in modo liberatorio non per dimenticare ma per risolvere. Non avevo mai detto prima di essere malata, perché sono pudica.
Quando avevo 3 anni mi avevano diagnosticato una forma molto grave di anemia megaloblastica, da un giorno all’altro sono stata portata via dalla mia casa di Luino per un lungo ricovero al San Matteo di Pavia.
Pensi che la malattia ti abbia aiutata a diventare più determinata nella vita?
Quando sono stata dimessa i medici avevano detto che avrei potuto vivere al 50%. Forse per reazione ho sempre vissuto al 200% cercando di fare in modo che la gente non si accorgesse della mia malattia, per paura che non mi prendessero a lavorare, che avessero pregiudizi nei miei confronti. Da ragazzina avevo un sogno nel cassetto, diventare attrice. Oggi che l’ho realizzato rendo pubblico il mio segreto, per dare a chi lotta ancora il coraggio di realizzare i propri sogni.
Ho esordito come attrice a tre anni interpretando il bue nel presepe (sempre meglio dell’asino…). Il successo è arrivato con “La notte prima degli esami”, un film “low budget” ma che sbanca e diventa un film cult. Feci il provino per la parte di Claudia, poi mi fu proposto di interpretare Valentina, ma, una volta letto l’intero copione, ho voluto a tutti i costi la parte di Alice, riuscendo a convincere il regista che l’amica del cuore non deve necessariamente essere brutta ma può anche essere la donna giusta che non ti accorgi di avere al fianco. La ottenni e conservo ancora le “All Star” usate durante la lavorazione con scritto “Alice”.
Perché, così giovane hai pensato di mettere la tua vita, le tue sofferenze, i tuoi amori nelle pagine di un libro?
Nel libro non c’è solo dolore, c’è Sarah che racconta la sua vita e i suoi amori in modo sincero. Vivo a Roma, ho 200 paia di scarpe ma non ho ancora trovato l’uomo giusto. Ho sempre pensato che nell’amore non ci debbano essere compromessi, ma oggi comincio a pensare che i compromessi siano possibili. Ho scritto tutto quello che per me era importante scrivere, gli episodi irrisolti più che quelli importanti. Ho cambiato i nomi sperando di non far arrabbiare chi potrebbe riconoscersi e mi sono tolta parecchi sassolini. Oggi sono completamente allergica al dolore, anche un pizzicotto mi dà fastidio.
Avevi già scritto altro?
Si, scrivo spesso. Ho scritto tante lettere che non ho mai avuto il coraggio di consegnare oppure brevi racconti mai giunti alla fine, scrivere è per me uno sfogo, un momento liberatorio.
Raccontaci qualcosa della tua Luino, patria di illustri scrittori quali Piero Chiara, Vittorio Sereni e il premio Nobel Dario Fo…
Luino è la mia culla, la mia casa. Qui sono solo semplicemente Sarah, anzi Saretta, cosi mi chiamano da sempre mamma e papà. Adoro il lago e la sua Madonnina, sapessi quante volte mi sono seduta li al porto vecchio ai suoi piedi a versare lacrime o sussurragli segreti.
Chi è Sarah che collabora con Intervita, che sostiene l’associazione “Oltre ogni senso” e che fa parte dei Soci fondatori dell’associazione culturale “Il Vellone” di Varese, in cosa è diversa dall’attrice Sarah Maestri?
Sono cresciuta in un luogo dove ho conosciuto il dolore ma dove ho imparato subito il valore della vita, il dono più bello. Oggi vivo una favola ed è giusto che mi dedichi agli altri. Solo questo. non ho nessun merito, anzi stare in mezzo alla gente mi rafforza e mi riempie d’amore. la cosa che odio di più e da sempre è la solitudine.
I tuoi progetti per il futuro?
Vivere serenamente senza progetti e senza sensi di colpa, solo con un cassetto vuoto da riempire di sogni da realizzare.