PUPI AVATI, FRA LA VIA EMILIA E IL MIDWEST – Prima puntata
di Enrico Luceri
Il bolognese Pupi Avati è uno dei più stimati registi italiani, capace di coniugare l’apprezzamento della critica con il successo di pubblico. Da sempre convinto e affezionato custode della memoria familiare della propria adolescenza, ha saputo tradurla sullo schermo sia televisivo che cinematografico in storie coinvolgenti che non scadono mai nel sentimentalismo, piuttosto nello studio di un certo pudore degli affetti. Un aspetto particolare della sua filmografia è quello di genere thrilling, che talvolta sconfina nell’horror puro, sempre con una traccia di sarcasmo ed eccentricità .
Avati esordisce nel 1968 con Balsamus, l’uomo di Satana, il cui titolo programmatico allude alla personalità del conte di Cagliostro, dove compaiono attori destinati a tornare in altre pellicole del regista, come Bob Tonelli, Gianni Cavina e Giulio Pizzirani.
Balsamus è un uomo di mezza età , affetto da una specie di nanismo, che vive in un paese della Bassa Padana e che domina una strampalata comunità . a lui devota (fra cui il marchese Alliata, il collaboratore Ottavio, la moglie Lorenza e la suocera Pasqua) grazie al tenore di vita che garantisce loro. L’uomo è infatti una sorta di negromante e santone che rappresenta l’ultima speranza di una grottesca e dolente umanità alla ricerca di un’anima gemella, della salute perduta, di un’ormai insperata gravidanza e della buona sorte, disposta a svenarsi di quattrini per ottenere ciò che desidera. Lui e la sua corte indossano abiti del ’700, abitando in una villa arredata da mobilio dello stesso secolo, ma il loro stile di vita è quantomeno stravagante: Lorenza è amante di Alliata, mentre Ottavio è il protagonista del rituale di deflorazioni notturne di ragazze vergini, che il nano crede di effettuare ma che si limita a immaginare. La bizzarra vicenda piega verso il macabro quando uno degli ennesimi filtri di Balsamus si rivela un potente veleno propinato alla suocera: il delitto scatena la rabbia di Lorenza, ridotta a più miti consigli dalla consapevolezza che denunciare il marito comporterebbe la perdita del tenore agiato che egli garantisce alla combriccola di parassiti. In realtà l’avvelenamento fa parte di un elaborato piano del negromante, che dovrebbe condurre alla resurrezione della donna. Cosa che avviene puntualmente, ma solo dopo che Balsamus si è sparato un colpo di rivoltella in testa.
Due anni dopo Avati dirige Thomas – Gli indemoniati, a modo suo ancora più surreale del film d’esordio. Oltre alle ormai consuete presenze di Cavina, Pizzirani e Tonelli, compaiono una star internazionale come Edmund Purdom e una giovane ma già sicura Mariangela Melato. La trama segue le peripezie di una scalcinata compagnia teatrale in procinto di mettere in scena la prima di un dramma: la storia di una coppia che trova l’espediente per rimanere unita nell’affetto verso Thomas, un figlio immaginario. Le prove non sono confortanti e la sgangherata compagnia accetta l’offerta di un medium di partecipare a una seduta spiritica, sperando di scoprire cosa riservi loro un futuro incerto. Durante la seduta, viene evocato lo spirito di un bambino, Thomas, che subito dopo si materializza davanti agli occhi straniti dei partecipanti. Decidono di comune accordo di condurlo nel luogo in cui esordirà lo spettacolo e lo lasceranno libero di scegliere con chi restare. Dopo un assurdo viaggio su un treno deserto che si ferma in mezzo alla campagna per accogliere un solitario passeggero (a sua volta un attore che dipingerà a tinte fosche l’ambiente che li attende a destinazione), la compagnia prepara lo spettacolo, sempre più succube dell’atmosfera magica e a tratti spettrale e indecifrabile creata da Thomas. La sera della prima, la messa in scena estende i confini del palcoscenico fino a un bosco nebbioso, ai portici di una città e a un bar, dove lo squillo di un telefono muto riporterà la situazione al momento della seduta spiritica. Forse tutta la storia non è stato altro che un sogno o un’allucinazione collettiva.
Continua…
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