A pochi giorni dal lancio del suo thriller medievale “Il mercante di libri maledetti”, edito da Newton Compton, Marcello Simoni è già balzato in vetta alle classifiche di vendita nelle librerie, diventando un caso letterario. Giovane scrittore esordiente, ha riscosso un enorme successo in Spagna con “El secreto do los cuatro ángeles”, tanto che i diritti di traduzione del suo romanzo sono stati acquisiti da un editore serbo e presto migreranno in altri Paesi europei. È nato a Comacchio nel 1975, dopo la laurea in Lettere ha svolto l’attività di archeologo, archivista e bibliotecario. Oltre a essere esperto medievista, prima di approdare alla letteratura ha pubblicato saggi e articoli di etruscologia e archeologia. Simoni cura insieme a Leonardo Romani la fortunata rassegna letteraria estiva “Librandosi”, giunta quest’anno alla terza edizione.
Si aspettava tanto successo in Spagna e ora in Italia, al punto che il suo romanzo è stato paragonato a “Il nome della rosa” di Umberto Eco?
“Direi proprio di no. Anzi, è stata una vera sorpresa scoprire che il mio thriller è stato apprezzato non solo in Spagna ma anche in Italia. La Netwon Compton si è mostrata subito interessata al romanzo e al progetto della trilogia, ma in tutta sincerità non mi sento un epigono di Umberto Eco. Mi differenzio da lui per molti aspetti: la componente avventurosa della mia trama, la scrittura più immediata e l’impostazione meno saggistica. Per dirla in breve, non ho scritto un giallo ma un thriller. Inoltre ho inserito molte scene d’azione, alternandole a momenti dedicati agli enigmi, sempre tenendo lo sguardo puntato sui due grandi generi letterari che hanno “formato” il mio stile: il gotico e il noir.”
Come è partita l’idea de “Il mercante di libri maledetti”?
“La mia ispirazione parte sempre da un’idea, mai da una trama. In questo caso mi interessava tratteggiare il contrasto tra la curiosità e il tradizionalismo, una “dicotomia assoluta” che ritroviamo in ogni epoca storica, non solo nel Medioevo. D’altro canto Il mercante di libri maledetti rientra nel filone dei cosiddetti “pseudobiblia”, cioè libri di fantasia come il Necronomicon, intercalato però in un contesto storico-bibliofilo verosimile e ben documentato (unico punto in comune, questo, con “Il nome della rosa”). I romanzi che trattano di “pseudobiblia” sono molto popolari, ma in Italia ci sono pochi scrittori che se ne occupano.”
Ci descriverebbe un po’ il protagonista, il mercante Ignazio de Toledo?
“Ignazio da Toledo, mercante di reliquie e cacciatore di misteri esoterici, è un protagonista atipico. Un antieroe, per l’esattezza, che non ha nulla da spartire con i “monaci detective” e con i cavalieri senza macchia che ritroviamo in molta narrativa di genere. Ignazio è per metà un uomo accorto e per metà un filosofo che si trova costantemente in bilico tra il mondo dei laici e quello dei chierici, ma anche tra il sapere “canonico” e quello “illecito”, cioè l’esoterismo e la sapienza orientale. A causa di ciò, viene spesso tacciato di negromanzia. La sua curiositas, che lo spinge nella ricerca, lo sprona a inseguire la verità a costo di incorrere in gravi pericoli e di sacrificare gli affetti.”
Dopo il lancio alla libreria “Le Querce” del Lido degli Estensi e la presentazione a Ferrara presso la libreria Melbook il 23 settembre, quali sono i suoi prossimi appuntamenti letterari?
“Il 30 settembre sarò alla libreria Melbook di Bologna. Mi presenterà lo scrittore Alfredo Colitto, con letture di Eleonora Cinti. Sono in programma molte altre presentazioni, tra cui alcune presso le librerie delle città di Roma e di Milano, ma il calendario è ancora da definire. Ricordo tuttavia che il 6 ottobre sarò a Reggio Emilia per partecipare al festival letterario Noveventi a cura di Andrea Villani e il 4 e 5 febbraio 2012 sarò ospite al Nebbiagialla di Suzzara curato da Paolo Roversi.”