Libertà: l’incipit

Il termometro, là fuori, dice -10.
È quella lì la temperatura che c’ho nel cuore.
Perché il freddo è una carogna. Una carogna che non ti molla mai.
Io di nome faccio Libertà, e di anni, oramai, ne ho così tanti che non vale neppure più la pena di contarli. Dicono che son scorbutica. E magari dicono anche di peggio, ma sai a me che me ne frega. Quando ne ho basta di starle a sentire – tutto il giorno a spettegolare, di là nella sala delle infermiere – accendo la radio.
E anche se qui si sente solo quella musica lì, quella dei giovani, io penso alla mia, di gioventù.
Va là che non avevamo niente, eppure ci batteva il cuore.
Io non son mica di queste parti, son nata in riva al Ticino. Mio papà era capolega dei carrettieri rossi e dunque io e miei fratelli siam venuti su a pane e sindacati, socialismo, diritti dell’uomo.
Il che, tradotto in italiano – siccome correva l’anno 1926 – voleva dire guardarsi le spalle, di giorno e di notte.
Perché la notte, specialmente, arrivavano i camion…

 

da Libertà di Simone Sarasso edito da MilanoNera

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