Ricordiamo che domani, 4 dicembre, Marcello Fois e gli altri finalisti saranno presentati alle ore 18.30 presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano.
Il Premio Giorgio Scerbanenco 2017, consistente in un ritratto di Giorgio Scerbanenco ad opera dell’artista Andrea Ventura, verrà consegnato la sera all’Anteo Palazzo del Cinema alle ore 21.
Vuole presentare Sergio Striggio a chi ancora non ha avuto la fortuna di leggere Del Dirsi addio?
E’ un personaggio che fa della sua fragilità un punto di forza. Sotto certi aspetti Sergio Striggio rappresenta una accezione collaterale del termine “investigatore”: il suo pregio maggiore, come uomo e come commissario, è capire le vittime, in qualche caso, addirittura, compenetrarsi in esse. E’ un uomo complesso e sensibile, molto contemporaneo, ma con radici espressamente letterarie.
Lei e Sergio al tavolino di un bar. Cosa vi direste, cosa vi confessereste?
Credo che mi implorerebbe di concedergli più “normalità”, nei romanzi i personaggi vengono inquadrati al centro delle questioni, devono fare cose, prendere decisioni, uscire di casa, affrontare situazioni scottanti. Sergio è di quelli che se ne starebbe in casa a sentire della buona musica o guardare un buon film con Leo. Sergio è sostanzialmente un pantofolaio, un rappresentante di quell’umanità sensibile di cui c’è tanto bisogno.
La letteratura è solo intrattenimento o c’è di più?
La letteratura può essere tutto, l’importante è la chiarezza d’intenti. Chi spaccia il mero intrattenimento per quella che si definirebbe “scrittura alta” viene poi smentito dal tempo. Il punto della scrittura è sempre restare, ma alcuni si accontentano di passare fulminei.
Quali sono gli autori che hanno maggiormente influenzato la sua crescita artistica?
Tantissimi e di varia specie, per limitarmi a quella che, spesso impropriamente e con un certo snobismo, si definisce “letteratura di genere” direi i classici: Poe e Stevenson; ma anche Gadda, Buzzati, Sciascia, Scerbanenco, Veraldi, Mankell, Glauser, Durrenmatt… devo continuare? Posso andare avanti per giorni.
Tra quelli che ha scritto, qual è il romanzo che preferisce e perché?
Sempre l’ultimo per una faccenda di vasi comunicanti: dentro l’ultimo romanzo si riversa, anche in maniera inconscia, tutta l’esperienza precedente. Quindi la risposta esatta alla sua domanda sarebbe: preferisco il prossimo.
Non c’è intervista che si rispetti se non finisce con la classica “progetti futuri?”
Scrivere, dovrete eliminarmi fisicamente per farmi smettere, e magari verrete stanati e assicurati alla giustizia da Sergio Striggio.
Milanonera ringrazia Marcello Fois la disponibilità.