Nerea Riesco

MilanoNera in occasione della presentazione in Italia del romanzo La ragazza e l’Inquisitore ha intervistato l’autrice Nerea Riesco

Come è nata l’idea di questo romanzo? E perché la scelta del periodo storico dell’Inquisizione?
Tutto è partito dal dualismo dell’essere umano, dalla sua dualità, dall’elemento razionale e irrazionale, volevo mostrare questa dualità. E volevo comunicare come la dimensione magica, l’avere delle credenze religiose, possedere un talismano, si combina armoniosamente con la parte razionale. Ho scelto per questo periodo storico perché mi sembrava molto pertinente. In Spagna i processi di stregoneria condotti sono stati molto pochi rispetto ad altri paesi europei, proprio perché l’inquisizione spagnola, pur godendo di una pessima fama, ha perseguitato soprattutto categorie di persone abbienti, tipo ebrei.
E questo perché l’inquisizione spagnola doveva autofinanziarsi, perciò braccare e condannare streghe, donne povere per lo più, non portava molti vantaggi economici.


Cos’è la magia descritta nel suo libro?
La magia racchiude la conoscenza, è il compendio di conoscenze, accumulate dalle donne durante un periodo lungo, relative a piante, erbe che curavano. Erano perciò solo semplici competenze, infatti queste erbe sono ancora usate dalle case farmaceutiche. I municipi locali del tempo avevano delle risorse economiche con cui pagavano queste donne, donne ben tollerate, ma a un certo punto accade che si vuole ravvisare in queste fattucchiere “un patto con il Diavolo”, non più magia perciò, ma stregoneria con tutto di quanto negativo possa significare e racchiudere questo termine.

Crede che bisogna scrivere solo di ciò che si conosce oppure no?
Abilità dello scrittore/scrittrice non è scrivere di quanto conosce, ma il modo, il “come” lo racconta.
E’ il lettore che poi decide dove vuole”stare”, quale versione vuole “abbracciare”, quella reale o quella immaginaria…..In questo libro il 50% è di narrativa pura e l’altro 50% sono fatti storici, sono stata più libera rispetto al libro precedente, in cui ero imbavagliata dalla storia.
Mayo è reale, o meglio è la sintesi di tante donne veramente esistite, pur essendo un personaggio inventato.
Il come è scritto è “fondamentale”, Mayo è il mondo magico, Salazar, quello razionale, tangibile, è il lettore che decide quale privilegiare, quale scegliere, io gli offro entrambi, a lui la scelta.


Sia Salazar che Mayo hanno perso qualche cosa e ne sono in cammino alla ricerca, cosa altro li accomuna e cosa li differenzia? E il loro rapporto cosa vuole significare?

I due personaggi sono molto simili, ed io mi sono ispirata alla storia del mago di Oz, il Leone codardo, il Boscaiolo di latta, Dorothy, tutti sono in cammino alla ricerca di qualche cosa, credono di trovare qualche cosa che alla fine non troveranno, può essere il cammino della vita.
Sono dissimili invece nello loro esigenze più intime.

Quanto di lei di ritrova nei suoi personaggi e qual è il personaggio di questo romanzo che le assomiglia maggiormente?
Sono una persona che ha ricevuto una educazione cristiana molto forte. Credo che noi siamo ciò che diventiamo in conseguenza delle esperienze, abbiamo in noi molte personalità diverse che talvolta non arrivano alla luce. Nella letteratura, con l’arte dello scrivere riusciamo a far affiorare queste figure caratteriali. In ogni personaggio ci sono Io, ma non è una autobiografia vera e propria.
Salazar, personaggio realmente esistito, inquisitore e investigatore che non credeva alla streghe e che cerca di dimostrarne la non esistenza ,spezza gli schemi ormai consolidati, mi assomiglia molto per l’educazione cristiana, per i mille dubbi che lo attanagliano; Mayo è timida, genuina, ma coraggiosa e non sa di esserlo, come a volte capita anche a me.

Conosce o si è ispirata ad Evangelisti che ha il suo protagonista Emyrich che fa l’inquisitorie?a che modelli si è ispirata se ce ne sono?
No non lo conosco, non mi sono ispirata a nessuno e spero di non dover mai imitare nessuno, sebbene la letteratura abbia giocato sempre un ruolo predominante nella mia vita.

Come si integrano l’attività di giornalista, di docente di corsi di scrittura e di scrittrice?se fosse costretta a scegliere, a quale rinuncerebbe?
Queste attività per ora si integrano molto bene, faccio corsi di scrittura per incontrare le persone e per comunicare ciò che conosco, riesco a fare anche radio e lo trovo stimolante,divertente, qualche cosa che stimola la nostra empatia. Facendo la scrittrice invece l’80% del tempo lo trascorro in un “altro”mondo.Certo sono molto occupata, ma sono soddisfatta e se dovessi scegliere non rinuncerei mai alla scrittura.

Cosa l’ha indotta a decidere di scrivere, cosa cambierebbe nella sua vita di scrittrice e cosa vorrebbe che accadesse?
Non mi sono mai vista come una “scrittrice professionista”, lo consideravo solo uno splendido hobby, mi sono sentita sempre e solo una giornalista sino a quando ho vinto il premio Ateneo, da allora ho potuto davvero prendere il mio impegno come “scrittrice”, è stata una conferma molto importante per me stessa. Non cambierei nulla sino ad ora.
Le chiedo di dirmi in breve qualche cosa che racchiuda il suo modo di essere

E’ difficile dare una risposta in poche parole, ho scelto di fare tutto ciò che sto facendo perché ci credo, perché lo volevo ed i fatti mi stanno dando conferme. Mi pare di avere talento e questo mi entusiasma e mi consente di proseguire.

Progetti per il futuro?
Nel 2009 uscirà una nuova novella ed un racconto per il pubblico infantile per insegnare a giocare a scacchi

claudia caramaschi

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