Ci siamo, come ogni anno è iniziato lo sprint finale verso il più importante appuntamento editoriale italiano: il salone del libro di Torino che quest’anno si terrà dal 13 al 17 maggio.
Tutte le case editrici stanno già scaldando i motori: lanci in grandi stile, campagne promozionali, nani e ballerine. Il salone è un circo Barnum dove non solo bisogna esserci ma sopratutto farsi vedere. Frotte di scrittori si aggirano fra gli stand pronti a stringere mani ed elargire sorrisi convinti che tutti li riconosceranno. Naturalmente non accade. Solo qualche addetto ai lavori nicchia rimanendo sul vago “Devo aver letto qualcosa…”; il grosso del pubblico, invece, li snobba senza tanti complimenti. Si va a caccia della vedette, dello scrittore da centomila copie in su. Il resto è solo contorno. E’ comunque bello vedere come tutti si riportino a casa un pezzetto di notorietà, vero o artificiale.
“Ho incontrato dei miei lettori!”. Magari gli unici in Italia che abbiano letto il suo romanzo, ma non importa; l’ego è salvo. E se proprio non trovano lettori si consolano con le rassicurazioni di un agente, con cui scambiano due parole frettolose, persuasi che venderà finalmente il loro manoscritto ad un grande editore italiano o, ancora meglio, ad un colosso straniero. Una consapevolezza che dura lo spazio di un giorno. Già dal lunedì mattina, infatti, quando le luci si sono spente e la dura realtà di tutti i giorni li richiama all’ordine, cominciano a credere meno a quelle chimere che, invece, lì nel tempio della letteratura, fra lettori entusiasti e profumo d’inchiostro, sembravano certezze.
Poi ci sono gli esordienti. Li riconosci dallo zaino sulle spalle, stipato da una decina di copie del loro manoscritto, che proveranno a mettere in mano a qualche editor. Questo al mattino. Verso sera, le ultime quattro o cinque copie che non sono riusciti a piazzare, le scambieranno con manoscritti inediti di altri esordienti conosciuti mentre facevano la coda da Spizzico per un panino o un caffè. Quelle copie, probabilmente, saranno le uniche ad essere lette: le altre, finite in fondo ai cartoni delle varie case editrici, quasi certamente non verranno mai sfogliate da nessuno.
Infine ci sono i giornalisti che si aggirano fra gli stand come al supermercato. Gli manca solo il carrello della spesa. Escono carichi di libri all’inverosimile. Ogni editore, pur di accaparrarsi un un po’ di visibilità sui media – fosse anche il giornalino della parrocchia – li caricherà di romanzi da leggere e recensire perché assicurano “ne vale davvero la pena”.
Questo è quello che vedrete; ciò nonostante, e indipendentemente dalla categoria che rappresentate, a Torino vale la pena esserci. Vedersi, incontrarsi, capire che aria tira. MilanoNera sarà presente, agli stand Mursia e Verdenero.
Countdown per il grande circo Barnum letterario
paolo roversi