Da sempre, i casi di persone scomparse appassionano e commuovono l’opinione pubblica, basti pensare alle vicende tuttora irrisolte delle misteriose sparizioni delle piccole Denise Pipitone o Angela Celentano, tanto per citare i casi piů tristemente noti.
Per sostenere i famigliari delle persone scomparse nel 2006 č stata costituita l’Associazione Penelope, una Onlus che organizza iniziative di sensibilizzazione sull’argomento in modo che le persone scomparse non vengano dimenticate dall’opinione pubblica, e che si propone come interlocutrice degli organi competenti in ausilio alle famiglie.
Lo scorso sabato l’Associazione Penelope ha organizzato, nell’elegante cornice del Palazzo Marino di Milano, un convegno nazionale dal titolo Vite sospese: il dramma e l’incognita di corpi non identificati. L’incontro ha voluto fare il punto sullo sulla situazione di alcuni progetti governativi che dovrebbero favorire la ricerca delle persone scomparse: in particolare gli interventi si sono concentrati sul dramma dei corpi non identificati.
Se sono circa 23.800 le persone in Italia ad oggi scomparse (un numero che la Presidente dell’Associazione Penelope Elisa Pozza Tasca ha definito pari ad “una cittŕ di medie dimensioni”), secondo gli ultimi dati sono per la precisione ben 796 i cadaveri ritrovati e non identificati che stazionano negli obitori comunali in attesa di un riconoscimento che, forse, non avverrŕ mai; questo spesso a causa della scarsa comunicazione tra le diverse forze in gioco (polizia, medici legali, enti comunali), alle quali spesso basterebbe incrociare i dati in loro possesso per giungere ad una rapida identificazione delle vittime. Come la stessa Pozza Tasca ha sottolineato, si tratta di una situazione “non degna di un paese civile”: il prefetto straordinario del Governo per le persone scomparse Rino Monaco ha quindi illustrato il progetto di una banca dati delle persone scomparse, che dovrebbe essere operativa nei prossimi mesi.
Oltre ai vari interventi delle Autoritŕ presenti, a parere di chi scrive talvolta vuoti e stucchevoli, da rilevare per competenza, passione e capacitŕ propositiva le relazioni di Federica Sciarelli, la nota conduttrice di Chi l’ha visto da anni in prima linea con la sua trasmissione nella ricerca delle persone scomparse, e di Cristina Cattaneo, l’antropologa forense coordinatrice del Labanof (Laboratorio di Antropologia Forense) di Milano, di cui pubblicheremo prossimamente un’intervista sul nostro sito. La Sciarelli si č soffermata sul dramma che quotidianamente vivono i familiari delle persone scomparse, unanimi nel ritenere “qualsiasi notizia comunque meglio di nessuna notizia” e costretti, per disperazione, a visitare periodicamente gli obitori comunali per vedere se tra i cadaveri rinvenuti ci sia anche quello del proprio congiunto (“quando non ci mandano via ad insulti…”, ha commentato a bassa voce dietro di noi il padre di una persona scomparsa); Cristina Cattaneo ha invece illustrato nei dettagli la storia e gli straordinari risultati ottenuti dal Labanof, da anni esperienza pressoché unica in Italia per l’identificazione di corpi non identificati non solo a livello locale.
L’incontro č si č poi concluso con le testimonianze di alcuni familiari di persone scomparse, che hanno in generale lamentato la disorganizzazione da parte delle istituzioni nella ricerca dei loro cari. Un esempio di questa esasperante lentezza č stato raccontato, al termine del convegno, da Angela Teglia, giŕ fondatrice dell’Associazione Penelope e madre di Letizia, una ragazza disabile scomparsa a Torino nel 1995, di cui purtroppo non si č piů avuta alcuna traccia. Tre anni fa la signora Angela ha casualmente ritrovato un’audiocassetta contenente delle registrazioni di conversazioni di sua figlia a suo avviso utili per le indagini: dopo aver avvisato la Procura, č ancora in attesa che questa cassetta venga analizzata dei periti competenti.
Vite sospese: il dramma delle persone scomparse
Fabio Spaterna