Faccia a Faccia con Franco Vanni

LAURANA - Rimmel - 025 Il clima idealeFranco Vanni, nato a Milano nel 1982, è cronista giudiziario del quotidiano “la Repubblica”. Barista e disegnatore per gioco, cura con tre amici un blog di pesca. È onorato di aver dato una mano a Claudio Cecchetto nella scrittura di In diretta. Il gioca jouer della mia vita. È da poco uscito il suo primo romanzo, Il clima ideale, edito dalla casa editrice Laurana.

Franco, come spesso succede, sono incuriosito dal titolo. Il clima ideale, un titolo curioso, che potrebbe magari apparire in contrasto con le tragiche vicende che narri, cosa ci vuoi dire al riguardo?
Il clima ideale”, nella storia che racconto, è quella serie di condizioni favorevoli (e in parte casuali) che permettono a chi ha fatto qualcosa di male di farlo dimenticare, e di cominciare una nuova vita.

Ci vuoi parlare dell’ambientazione storica che hai scelto per dare il via al tuo romanzo? Perché hai scelto di trattare proprio di quanto accadde in Bosnia?
Ho visitato tutti i luoghi di cui parlo nel romanzo nel corso di alcuni lunghi viaggi in moto, in compagnia di mia moglie e di alcuni cari amici. La Bosnia, come la Serbia, mi ha affascinato. Al punto che, una volta tornato a Milano, mi sono messo a studiarne la storia recente.

Come ci si prepara a scrivere un romanzo caratterizzato da un’ambientazione storica reale?
Anzitutto, ho letto molto sulle guerre nell’ex Jugoslavia degli anni Novanta. Poi, una volta completata la prima stesura del romanzo, ho sottoposto il testo agli studiosi dell’Osservatorio Balcani Caucaso, che mi hanno aiutato a rendere la storia il più possibile realistica e a pulire alcune imprecisioni.

Quanto c’è di vero nella trama del tuo libro, al di là della guerra nei Balcani, e quanto è frutto invece della tua fantasia?
Direi quasi tutta fantasia. Il massimo del realismo lo ho messo nella descrizione dei luoghi, soprattutto a Milano, di modo che chi conosce la città vi si possa orientare e riconoscere.

Pensi che la tua attività di cronista giudiziario abbia influito nella ideazione, preparazione e stesura del romanzo?
Senz’altro essere un cronista mi ha molto aiutato nella costruzione del personaggio di Michele. Lo ho immaginato come una sorta di negativo fotografico di quello che facciamo noi ogni giorno. Michele, lobbista spregiudicato, è l’anti-giornalista. Anziché cercare la verità, la falsifica. Ne inventa una distorta, a beneficio dei suoi clienti

Dalila, Michele, Nina… tutti giovani dal carattere deciso e forte. Ma nel romanzo sono presenti anche personaggi anagraficamente ben più maturi. Però pare quasi che i “giovani” si comportino in maniera più responsabile e moralmente giusta degli “adulti”.
Non ci avevo pensato, ma rispondo di sì! I trentenni e i quarantenni sono creature caute. Attraversano un momento della vita in cui sono consapevoli di avere molto da perdere e per questo sono razionali. Lo stesso non si può dire né dei ragazzini, né degli anziani, che per ragioni opposte sono (o si sentono) più liberi.

Parte del romanzo è ambientata a Milano. Una Milano che potrebbe stupire per i risvolti alternativi (per usare un eufemismo) che ci fai intravedere.
Nel libro ho cercato di mettere una sintesi della città che conosco, dove sono nato e in cui lavoro. Io alla Milano “dove comanda il crimine”, o a simili caricature, non ho mai creduto. Pur essendo una città piccola, è una città complessa in cui tutto si tiene: il caos delle case popolari, le Porsche dei forestieri, gli orari fuori controllo dei panettieri egiziani, i ragazzini che piantano marijuana in cantina. In una città che funziona e vive, c’è spazio per tutto.

Un altro aspetto che poni in evidenza è quello della corruzione che pare aleggiare ovunque. C’è qualche speranza od ormai il malcostume è destinato a farla da padrone?
Il libro ha un tono molto leggero, in realtà. La corruzione c’è nella misura in cui niente è come sembra, in cui anche le cose apparentemente più pacifiche nascondono compromessi indicibili. I personaggi del mio romanzo hanno molto da nascondere. E sono proprio i segreti che i personaggi celano a fare da benzina al racconto.

Cronista e scrittore. Se dovessi fare un confronto tra le due attività?
Cambiano i limiti entro cui si scrive. Nella cronaca i limite è la verità, nella narrativa la verosimiglianza. Di conseguenza, cambia molto il livello di responsabilità. Un pessimo romanzo, frutto di invenzione, può rovinare una serata al lettore. Una pessima cronaca, basata su fatti reali, può rovinare la vita a un numero indeterminato di persone.

Quali sono i progetti di Franco Vanni scrittore per il futuro?
Mi piacerebbe scrivere un giallo classico, che parte con il cadavere e si risolve alla fine con l’individuazione dell’assassino.

 

 

Gian Luca Antonio Lamborizio

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