Per entrare nell’argomento prendo spunto dal bell’articolo di Alberto Miatello “Le straordinarie analogie tra pensiero scacchistico e indagine poliziesca” pubblicato su “L’Italia Scacchistica” del maggio 2005, che mette bene in rilievo i molti punti di contatto tra le due attività mentali “Nel racconto giallo abbiamo sempre il medesimo problema: un delitto e la scoperta del suo autore, oppure (quando il colpevole è noto fin dall’inizio) l’appassionante descrizione delle modalità logiche e intuitive con cui l’investigatore arriva “a ritroso” a scoprire l’assassino. Negli scacchi il problema logico è abbastanza simile: una posizione sulla scacchiera e la scoperta della mossa migliore…Ovviamente in una partita il problema logico si ripete decine di volte, tante quante sono le mosse giocate dai due scacchisti, mentre in uno studio, o in un problema, la soluzione è una sola…Altro modo assolutamente identico, sia nell’investigazione poliziesca sia nell’analisi scacchistica, è il “criterio” dell’esclusione. Lo scacchista, per arrivare alla variante giudicata migliore, non potendo ovviamente analizzarle tutte in una partita a tavolino, spesso ci arriva scartando quelle che sicuramente non vanno bene. Allo stesso modo l’investigatore, dopo avere concentrato l’attenzione su di una rosa di sospettabili, a volte arriva al colpevole eliminando coloro che sicuramente non possono aver commesso il delitto”. Insomma uno scacchista potrebbe diventare benissimo un buon commissario e viceversa. Non è un caso, quindi, che in molti romanzi gialli compaiano gli scacchi o addirittura la facciano da padrone.
Andiamo avanti. Il giallo non è un’opinione. Come la matematica. Ce lo spiega Carlo Toffalori in Il matematico in giallo, Guanda 2008. Con l’appetitoso sottotitolo “Una lettura scientifica del romanzo poliziesco”. Che la matematica, ovvero il ragionamento logico e scientifico, stia alla base di questo genere letterario lo sappiamo fin dalla sua nascita, quando il “padre” Edgar Allan Poe tirò fuori dal cilindro delle invenzioni quell’Auguste Dupin che del ragionamento matematico, appunto, fece l’arma principale dei suoi successi investigativi. Dopo di lui una serie impressionante di detective che hanno seguito le sue orme. Chi più, chi meno, come succede in tutte le cose. Basti citare Sherlock Holmes e pure il suo mortale nemico il professor Moriarty
Fra matematica e logica non potevano mancare diversi riferimenti al gioco degli scacchi, che si introducono con grande sicurezza in questo contesto così perfetto e razionale. Un libro ricco di spunti interessanti. Lo consiglio sia ai giallisti che agli scacchisti. Se poi uno legge i gialli e gioca a scacchi meglio ancora.
Dal prossimo articolo incominceremo a prendere in considerazione qualche esempio concreto. Di romanzo poliziesco, voglio dire, con “incorporato” il cosiddetto “nobile giuoco”.