Quale humus più propizio per una spy-story se non l’insana ambizione al potere che tenacemente abbranca l’animo umano?
Quattro piccole ostriche, esordio letterario di Andrea Purgatori, già noto al pubblico come giornalista, sceneggiatore, attore e conduttore televisivo, non si lascia sfuggire l’opportunità di entrare nel cuore pulsante di quelle che sono le passioni più abiette e la più fetida turpitudine che corrompe le bacate coscienze degli individui.
L’autore, con sapiente consapevolezza e spietata lucidità , ci consegna una rappresentazione capace di cogliere le innumerevoli debolezze con cui gli uomini si confrontano e riesce a dare vita a un progetto letterario che realizza l’autentica essenza del genere spionistico e nel suo intento di concretizzare al meglio un copione credibile non può che condurre il proprio pubblico in un contesto temporale che ne diviene la cornice perfetta: la guerra fredda è il fulcro della vicenda, offre gli spunti ideali e le suggestioni più intriganti per afferrare l’interesse del lettore.
È un cammino dal sapore cupo e malinconico quello che Andrea Purgatori decide di percorrere: un sentiero che si macchia di nero, che si arricchisce di citazioni, di riferimenti letterari, cinematografici e musicali, che alterna le voci del presente e del passato mentre costruisce un’impalcatura scenica complessa e intrigante che mostra quanto gli eventi di un tempo ritenuto lontano siano rimasti semplicemente dormienti e pronti a tornare a tessere le proprie trame. Tra le pagine si agitano le esistenze di uomini che si confrontano con i problemi della vita: siamo lontani dalle azioni rocambolesche o dal glamour tipico delle avventure alla James Bond mentre è possibile affondare le mani nella quotidianità del dolore, della malattia, dei sentimenti e delle emozioni.
Sono lontani i giorni di quel Novembre del 1989, ma trenta lunghi anni non sono stati sufficienti a smantellare i contorni di uno scellerato piano volto a creare delle perfette macchine assassine pronte ad agire in qualunque momento sia ritenuto opportuno da coloro che sono rimasti, in paziente attesa, in una sala dei bottoni mai abbandonata.
Sono trascorsi trenta lunghi anni, ma il passato non è disposto a mollare la presa e irrompe nella vita di Wilhelm Lang: un tempo l’uomo aveva un’altra identità , si chiamava Markus Graf ed era una spia della STASI. È un uomo che ha tradito, ingannato e ucciso, Markus Graf , un uomo che sa che prima o poi il conto da pagare per quanto commesso arriverà . E a notificargli quel conto è una lettera con tre francobolli da 55 centesimi e col timbro dell’ufficio postale di Berlino: il suo istinto gli porta alla mente un solo nome, Greta, sua ex-collega ed ex-amante ai tempi in cui aveva lavorato nel Dipartimento K dell’Hauptverwaltung Aufklärung, la divisione della Stasi per lo spionaggio all’estero. Nonostante il messaggio si avvalga di un linguaggio non convenzionale l’uomo non ha esitazioni: si tratta di un’emergenza che riguarda il progetto Walrus, folle e immorale programma di manipolazione delle menti di quattro ragazzi, studiato allo scopo di creare, tramite l’ipnosi, degli agenti addestrati ad agire e uccidere a comando.
Quel Circo – ossia il mondo delle spie, fatto di sotterfugi e intrighi – che Markus Graf aveva abbandonato ora pretende che il suo “artista” torni a esibirsi e con lui altri attori chiamati tutti a calcare la scena per sciogliere il mistero che avvolge la morte di un diplomatico russo e di uno psichiatra, chiamati tutti a giocare una partita che non si era ancora conclusa.
Quattro piccole ostriche – Andrea Purgatori
Mariella Barretta