Le vite parallele è la nuova avventura del commissario Casabona, Quanto è difficile inventare qualcosa che non ti è capitato nella realtà?
Richiede un grosso sforzo di creatività e rappresenta la parte più difficile nella genesi di un nuovo romanzo, quella che richiede l’investimento di tempo maggiore. Anche perché la tentazione di attingere ad esperienze vissute per motivi professionali è forte e a volte si manifesta anche in modo inconsapevole.
In un punto del libro fai dire a Casabona che fare il capo della squadra mobile è il lavoro più bello del mondo, almeno finché si regge. Cosa è necessario fare per reggere?
È necessario continuare ad amare questo lavoro, restare curiosi e lucidi nel pensiero senza cadere nella routine che ti fa vedere soluzioni troppo facili che emergono dal “già visto e vissuto”. Poi ci vuole un contesto familiare in grado di sopportare, senza fartelo pesare, gli orari strani, gli impegni che saltano all’ultimo minuto e il carico di stress che a volte ti porti a casa.
La lettera di assegnazione ad altro incarico non consegnata…ma se l’avessero consegnata?
Hai mai, per un attimo, pensato di cambiare personaggio?
“Il metodo della fenice” mi ha coinvolto molto dal punto di vista emotivo. Durante la scrittura sono riaffiorate alcune esperienze dolorose che hanno lasciato il segno. Dopo la consegna del testo all’editore volevo smettere di scrivere o, quantomeno, prendermi una pausa. Cosa che ho fatto perché “Le vite parallele” è uscito con sei mesi di ritardo rispetto alla programmazione.
Casabona soffre per i sensi di colpa, e anche Prometeo nella citazione di Eschilo si interroga sulla fine del suo soffrire? Quando Casabona starà meglio?
Ne “Le vite parallele” già sta meglio. La scrittura è più vivace ed a tratti anche ironica. Come è scritto nel sottotitolo si tratta di “un nuovo inizio per il commissario Casabona”.
La libertà è una conquista e non un diritto, quanto spesso ce lo scordiamo?
Ce ne dimentichiamo troppo spesso. Perché apparteniamo ad una generazione che la libertà non se l’è dovuta guadagnare. L’abbiamo trovata bella è pronta grazie al sacrificio dei nostri padri e dei nostri nonni. Questo ci può indurre nell’errore di darla per scontata, ma non lo è.
Casabona e l’incubo dei circhi televisivi? Sono ormai un male di cui è impossibile liberarsi?
Quanto realmente influenzano l’opinione pubblica?
Basta guardare i dati auditel ed il proliferare di certi programmi. Ormai si tratta di un business consolidato con infinite possibilità di espansione a scapito del buon gusto e del rispetto di alcuni valori fondamentali per l’umanità. La dipendenza dal macabro ci allontana sempre di più dalle moderne conquiste di civiltà facendoci risprofondare nel medioevo, quando si faceva la fila per assistere a roghi e squartamenti.
Nel tuo lavoro non puoi fermarti, quando scrivi, invece, ti poni dei limiti oltre i quali non vai?
I limiti che mi pongo come narratore sono dettati dal buon gusto e dal rispetto per le vittime. Nei miei libri non induco mai in dettagli alla ricerca del pulp. Mi avvicino alla scena del crimine sempre con rispetto e delicatezza.
Anche i tutori dell’ordine, come Casabona; si pongono il dilemma di distinguere tra norma giuridica e buon senso?
Più spesso di quanto di creda. Le norme vanno interpretate e il buon senso aiuta a farlo nel migliore dei modi.
Cosa intendi per “ funzione sociale dei pettegoli e degli impiccioni?”, ironia a parte.
I pettegoli e gli impiccioni sono la memoria storica di una comunità. Favoriscono la circolazione delle notizie e la consapevolezza di ciò che accade.
In un punto dici” usando le moderne tecnologie a disposizione si rischia di perdere il contatto con la realtà.” Ce lo vuoi spiegare meglio?
Le moderne tecnologie (telecamere, microfoni, microspie, ecc.) creano una rappresentazione della realtà che, in quanto rappresentazione mediata, è sempre parziale. Nessuno strumento di videosorveglianza riesce a fornire una visione totale della zona che inquadra, dei rumori, degli odori, dei particolari. La realtà è sempre più complessa della sua rappresentazione.
Casabona è un omone alto, che fisicamente ti somiglia, ma c’è una caratteristica che gli hai regalato e che gli invidi?
Considerato il numero di lettori che si sono affezionati al personaggio, credo che Casabona sia molto più simpatico di me. Quindi gli invidio la simpatia e l’umanità che riesce a trasmettere. La mia innata timidezza mi fa apparire più distaccato e orso di lui.
Una curiosità…tu tifi Napoli, è un caso che i due balordi all’inizio del libro tifino Juve…?
Ah ah ah, sì è un caso. Nizza era sabauda, quindi non potevano essere che juventini o del Toro.
Domanda classica per finire, cosa stai scrivendo?
Per il momento nulla. Sono in piena fase creativa, quella durante la quale immagino la storia e che precede la scrittura vera e propria.
p.s. Non ho rolex, posso portare il mio orologio di plastica a sinistra?( per capire cosa intendo, leggete il libro!! ndr.)
Certamente. State senza pensieri.
Grazie a Antonio Fusco per la disponibilità.
L’appuntamento con lui e con il commissario Casabona è per il 2/4 febbraio al Nebbiagialla Suzzara Noir Festival.
Tutte le info al link Nebbiagialla