Durante il Noir in Festival la redazione di Milano Nera ha avuto il piacere di fare una chiacchierata con Sujata Massey. Autrice di Le vedove di Malabar Hill edito in Italia da Neri Pozza Editori che abbiamo recensito qui.
È stato un piacere incontrarla non solo perché è una persona solare, ma perché è anche una bravissima scrittrice che riesce a trattare temi sociali molto forti con una disinvoltura affascinante.
Eccovi la trascrizione dell’incontro:
Una delle domande che pongo spesso agli intervistati è se “la letteratura è solo intrattenimento o c’è qualcosa in più?”, ma leggendo Le vedove di Malabar Hill si capisce che il suo non è un semplice giallo legale con ambientazione storica. Iniziamo dal personaggio di Perveen Mistry, ispirato a Cornelia Sorabji e Mithan Tata Lam. Ci sono altre figure femminili che hanno contribuito a migliorare le condizioni delle donne in India?
A partire della metà del 19° secolo, durante il periodo dell’Impero Britannico, in India sono state create una serie di scuole dove le donne ebbero finalmente accesso a una istruzione superiore. Quindi si aprirono per loro una serie di possibilità nuove, potevano diventare poetesse, professoresse e anche avvocati. Era un momento di grande cambiamento, di fermento ed è stato molto stimolante anche per me sceglierlo come periodo storico in cui ambientare il romanzo.
Questa scelta mi ha permesso di creare un personaggio che può dialogare con le donne del presente perché, ancora oggi, si trovano a combattere per l’emancipazione e hanno a che fare con tutta una serie di aspetti che erano questioni importanti all’epoca come lo sono ancora oggi.
Ho potuto fotografare un periodo storico particolare dell’India riflettendo su quello che è il legame tra il passato e presente.
Immagini la scena. Perveen Mistry e lei da Yazdani Bakery sedute a un tavolo con tè e biscotti. Di cosa parlereste?
Sicuramente cominceremo parlando di cibo, tessendo le lodi dei prodotti tipici della cucina parsi che stiamo degustando nella bellissima Yazdani Bakery.
Perveen mi direbbe che odia cucinare, che non le interessa cucinare e che non vuole nemmeno stare a casa a cucinare.
Continuerebbe dicendomi che vuole fare l’avvocato e fare carriera, così parleremo delle sue possibilità per il futuro e anche di quanto possa essere frustrante avere un certo tipo di ambizioni.
Sono sicura che spiegherebbe anche come riuscire a convincere gli uomini, soprattutto a fargli fare qualcosa che tu vorresti tanto ma che loro non vogliono che tu faccia. Come lei è riuscita a fare con suo padre, che non voleva che andasse dai clienti a parlare con loro direttamente e invece Perveen e riuscita a convincerlo, facendogli pensare che non solo fosse una buona idea ma che l’aveva addirittura avuta lui.
Insomma la tradizione centenaria della diplomazia femminile.
La incoraggerei a non mollare, a continuare a perseguire il suo sogno. Vorrei aggiungere una cosa. Questa è la domanda più originale e creativa che mi abbiano mai fatto riguardo al libro perché per me Perveen è molto reale, quindi mi immagino la scena di parlare con lei, proprio come avviene tra noi ora.
Il suo romanzo è ambientato nel ’16 e nel ’21, quando ancora l’India era una colonia Inglese. Perveen è Parsi, ha un maggiordomo islamico, come procuratore legale offre le sue competenze a delle donne mussulmane e la sua migliore amica Alice è Inglese. All’epoca esisteva una società tollerante, da cui dovremmo imparare, oppure era una situazione di stallo in attesa di una soluzione?
Le farò un esempio. Mio padre è nato e ha vissuto in India durante l’Impero Britannico e apparteneva al gruppo degli indù. Quando c’era qualche festa indù andava a casa dei mussulmani per festeggiare con loro. C’era sicuramente un’atmosfera più pacifica, con un maggiore senso di amicizia, di appartenenza alla stessa società, però ovviamente c’erano anche una serie di aspetti negativi.
Per esempio, non potevi sposarti al di fuori del gruppo a cui appartenevi, erano i tuoi genitori a dire cosa dovevi fare o decidere, chi avresti dovuto sposare. Era un periodo più tranquillo e pacifico però c’erano anche molte più barriere di quante ce ne siano ora.
Ad esempio, a livello sociale c’erano degli ambiti dove potevano accedere soltanto gli uomini ed erano preclusi alle donne come lo studio della legge, la medicina oppure l’istruzione. Questi sono stati i settori che per primi si sono aperti, dando accesso anche alle donne, ma dobbiamo ricordare che hanno dovuto lottare per averne diritto. Da una parte c’erano sicuramente delle problematiche e delle barriere, come dicevo prima, però c’era anche un maggiore rispetto e la gente era più gentile con gli altri.
Società civile, politica, religione. Quanto c’è ancora da fare per l’emancipazione femminile e c’è bisogno oggi di figure come Perveen?
In India c’è una situazione molto diversa dalla condizione delle donne che vivono in una grande città – che hanno la possibilità di dedicarsi a un lavoro e di seguire la propria carriera – dalla dimensione rurale. Per le donne che vivono nei villaggi è estremamente difficile lasciare l’ambito domestico da cui provengono, dalla loro famiglia, dove devono svolgere mansioni assolutamente manuali e non devono e non possono avere ambizioni. Sembra quasi che più è grande la povertà e minori siano i diritti delle donne e maggiore è il peso da parte degli uomini nel controllarle, sfruttarle e soffocarle. Nel tempo abbiamo potuto constatare in più occasioni che, laddove le donne hanno la possibilità di crescere, ne traggono beneficio la società, la famiglia. Eppure, in India molto spesso alle ragazze non viene permesso di andare a scuola oppure fin da da bambine vengono mandate a lavorare.
Una situazione che riguarda sia bambini maschi che femmine.
Vengono mandati in città per lavorare a servizio da qualcuno, impedendogli di realizzarsi e questo, probabilmente, è dovuto alla combinazione della povertà con la mancanza di istruzione.
Il governo ha già cominciato a fare qualcosa e sta cercando di risolvere questo problema ma ci vorrà del tempo prima che la condizione delle donne delle campagne raggiunga quella delle donne delle città e si riescano ad avere donne che riescono ad affermarsi come la nostra Perveen.
Scriverà un altro romanzo con protagonista Perveen Mistry?
Assolutamente sì, ho già terminato il secondo libro. C’è un mistero, un giallo ed è ambientato nel 1921. Perveen parte da Bombay per indagare su ciò che accade in un piccolo principato in cui la vita di un giovanissimo maharaja sembra essere in pericolo. È stato molto bello scrivere questa nuova storia perché, essendo ambientata nella jungla, ci sono una serie di animali come il cane indiano, le scimmie e le tigri che mi hanno fatto divertire moltissimo durante la scrittura. Verrà pubblicato da Neri Pozza l’anno prossimo ma sto scrivendo già il terzo libro e, nei prossimi anni, prevedo una vita molto impegnata per la nostra Perveen.
MilanoNera ringrazia Sujata Massey e l’organizzazione del Noir In Festival per la disponibilità